Il microbiota intestinale ha una funzione all’interno del discorso legato al Covid 19? Se si perché? Ce lo spiega Sabrina Basciani, Biologa nutrizionista presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale sezione di fisiopatologia medica, Scienza dell’alimentazione ed Endocrinologia sempre de La Sapienza di Roma. La Basciani è stata una delle relatrici del webinar Alimentazione e Covid che si è svolto online questo giugno. Questa intervista prova a seguire il filo del suo intervento.

Dottoressa Basciani quanto è importante il concetto di nutrizione, in generale ma anche specificatamente nell’ambito del discorso SARS-CoV-2?

La nutrizione è un asse portante non solo per comprendere le conseguenze deleterie di fenomeni come obesità, sovrappeso, diabete, sindrome metabolica, ma rappresenta anche uno strumento terapeutico vero e proprio. 

Qual è l’apporto delle diete chetogeniche in questo tipo di discorso?

In questo quadro si inserisce il discorso sulle diete chetogeniche e nello specifico sulle diete chetogeniche VLCKD, a basso apporto di calorie. In un lavoro realizzato e pubblicato da e me e altri colleghi su Endocrine è emerso che c’è un’efficacia della chetogenica con un protocollo multiterapico e multistep in cui c’è una reintroduzione programmata di carboidrati. Sicuramente meno di 50 grammi al giorno. Questa graduale reintroduzione  del carboidrato è fondamentale per avere una riabilitazione metabolica dei pazienti. Per capire meglio come utilizzare le VLCKD anche nel Covid è fondamentale analizzare non solo la quantità ma anche la qualità dei macronutrienti. Ci siamo concentrati sulla qualità delle proteine, in particolare si è lavorato sui pasti sostitutivi.

Quali sono i vantaggi del meal replecement?

L’utilizzo del pasto sostitutivo consente di essere sicuri sia sulla qualità sia sulla quantità di macronutrienti. Questi consentono di avere anche la giusta sazietà per affrontare il percorso ed una maggiore personalizzazione della dieta in base alle esigenze del paziente.

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Con il tempo i pasti sostitutivi sono diventati sempre più palatabili e nelle VLCKD assicurano una certa efficacia e sicurezza. Sono una possibile soluzione per pazienti in sovrappeso e obesi. Se questi non hanno sintomi Covid 19 possono proseguire questa terapia, invece per coloro che hanno sintomi Covid ma non ospedalizzati non si prosegue con la chetosi, ma l’utilizzo di pasti sostitutivi può essere intervallato da pasti tradizionali. Le VLCKD sono importante in questo discorso perché possono modificare lo stato di benessere del microbiota intestinale.

Sui corpi chetonici cosa può dirci? 

La terapia nutrizionale sopra descritta consente di raggiungere la cosiddetta “chetosi”. I chetoni sono nuovo combustibile con condizioni stabili di insulina e di glucosio. Questo manda in tilt, un tilt benedico,  i meccanismi cellulari dipendenti dalla glicolisi. I chetoni non sono solo substrati metabolici, ma sono importanti mediatori metabolici anche quando non si è in carenza di carboidrati.  Il corpo chetonico protegge dallo stress ossidativo, ma dico di più ha una azione di inibizione dell’inflammosoma NLRP3 che è considerato tra i possibili responsabili dello stato infiammatorio sistemico di basso grado che caratterizza l’invecchiamento e che contribuisce alla fragilità dei soggetti anziani.

Per ritornare al discorso del microbiota intestinale, Dottoressa qual è la relazione che intercorre tra microbiota, difese immunitarie e Covid19?

C’è da dire che un sano equilibrio tra microbiota intestinale e ospite contribuisce alle difese immunitarie e alla prevenzione di numerose patologie. Le alterazioni sono riconosciute per essere associate ad esempio a patologie come cancro, malattie neurodegenerative, diabete tipo 2. Quindi dobbiamo ricordarci dell’importanza di mettere in campo terapie che sappiano riequilibrare il microbiota che è capace di modulare le nostre difese immunitarie. Il microbiota intestinale può influenzare molti dei processi omeostatici che mantengono sano il nostro sistema immunitario. 

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Appare sempre più evidente il ruolo del microbiota nell’influenzare le malattie polmonari.

L’infezione da virus respiratori genera perturbazione nel microbiota e dieta e fattori ambientali e genetici svolgono un’azione importante nel plasmarlo. La diversità del microbiota è apparsa ridotta proprio nell’anzianità, la categoria più esposta al Covid 19. Questo genera senza dubbio una attenta riflessione.