Coronavirus e Infiammazione del nostro corpo. C’è una relazione con i sintomi?

Il coronavirus è un hacker creato dalla natura per mostrare la vulnerabilità del nostro sistema prima che collassi completamente. Massimiliano Sassoli de’ Bianchi

Oggi su Accademia della Dieta riportiamo un interessantissimo articolo uscito qualche giorno fa su Neurobioblog diretto da Enzo Soresi e Pierangelo Garzia. 

Soresi è medico, pneumologo, oncologo, patologo e libero studioso di neurobiologia. Nel dicembre 2005 ha pubblicato un libro con introduzione del filosofo Umberto Galimberti dal titolo Il cervello anarchico (Utet) giunto alla undicesima edizione. Il libro spiega in modo divulgativo la relazione mente e corpo alla luce della nuova scienza nota come Psico Neuro Endocrino Immunologia (Pnei) e racconta alcuni casi clinici reinterpretati con questa scienza. E’ inoltre coautore di Guarire con la nuova medicina integrata (Sperling & Kupfer), di Mitocondrio mon amour. Strategie di un medico per vivere più a lungo (Utet) e di Come ringiovanire invecchiando. I segreti di medici, fisioterapisti, nutrizionisti e studiosi per una vita più lunga e più sana (Utet).

Nel pezzo del 16 marzo intitolato Le mie considerazioni sull’epidemia da coronavirus il Dottore descrive le caratteristiche particolari del Covid19, anche rispetto alle precedenti esperienze mediche, in primis l’epidemia dell’influenza denominata “Hong Kong” che nel 1968 fece circa 20.000 morti. 

Soresi ci dice innanzitutto che a caratterizzare la diffusione del coronavirus troviamo senza dubbio due fattori: 

  1. L’elevata contagiosità
  1. L’insorgenza di polmoniti interstiziali ossia complicanze polmonari sostenute da una liberazione di citochine flogogene  nell’interstizio polmonare. Questa tipologia di polmonite non risponde a terapie antibiotiche e genera una progressiva insufficienza respiratoria che va supportata da una giusta ventilazione polmonare. In generale le polmonite interstiziale di natura virale non è semplice da guarire, anche se come descrive Soresi:
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Una novità di questi giorni apre qualche speranza di possibile controllo della polmonite interstiziale e cioè un anticorpo monoclonale da anni somministrato, sottocute, ai pazienti affetti da artrite reumatoide,  malattia autoimmune scatenata dalla interleuchina 6 (IL6), una delle citochine flogogene più aggressive. Poiché nei pazienti che finiscono in rianimazione è proprio questa IL6 che porta alla insufficienza respiratoria un uso tempestivo di  questo anticorpo, noto con il nome di Tocilizumab, potrebbe essere di possibile aiuto. Le sperimentazioni sono in corso e sembrano promettere bene.  

Una delle cose più interessanti che mi sento di segnalare è il capitolo riguardante l’infiammazione come premessa di tutte le malattie.  Ma come si riduce l’infiammazione?

Il Dottore risponde:

In primis alimentazione povera di carboidrati, per assurdo la dieta chetogenica, tanto demonizzata sta diventando la dieta di maggiore prevenzione contro le malattie. Digiuno intermittente cioè  fare passare da 14 a 16 ore fra un pasto e l’altro almeno un paio di volte alla settimana questo ridà vita al sistema immunitario ed elimina i mitocondri danneggiati. 

Su questo punto fondamentale ho chiesto un commento del Professor Giovanni Spera che scrive così:

Concordo sulla potenzialità delle diete chetogeniche nella prevenzione di molte malattie come il Diabete Mellito di tipo 2 ed un po’ tutte quelle che hanno come base o presupposto un’infiammazione sistemica. La letteratura è piena di evidenze. Ma particolarmente interessante è la possibilità che possa coadiuvare al miglioramento della risposta immunitaria in situazioni come quella della pandemia virale nella quale ci dibattiamo. Non parlo in questo caso logicamente dell’esplosione di citochine infiammatorie che induce la tanto temuta polmonite interstiziale da coronavirus, ma della possibilità che possa servire a resettare il microbiota intestinale e renderlo così più idoneo a collaborare col sistema immunitario nel respingere l’infezione virale. Infatti è ormai noto che il corretto è ben funzionante equilibrio della popolazione batterica dell’intestino è in grado di colloquiare e modulare molte funzioni dell’organismo ed anche quella del sistema di difesa immunitario. Una corretta ed equilibrata alimentazione, i cui ingredienti esclusivi siano quelli tipici della cosiddetta Dieta Mediterranea e molto ricca di fibre è l’ideale per il giusto equilibrio del microbiota.

Ma in caso di disequilibrio, come ad esempio nell’Obesità o nel Colon Irritabile, con le conseguenti patologie infiammatorie e metaboliche, un periodo controllato e correttamente condotto di dieta a bassissimo apporto di carboidrati e di conseguenza chetogenica può certamente funzionare come una vera e propria terapia dietetica. La letteratura è piena di evidenze che non solo l’azzeramento dell’assunzione di zuccheri semplici e farine raffinate ma anche e soprattutto una fase di corretta dieta chetogenica sono in grado di riequilibrare il pattern batterico intestinale e di conseguenza contribuire all’ottimizzazione della risposta immunitaria. Anche e perché no, nei confronti dell’aggressione del COVID 19.

L’intervista del dott. Soresi si conclude con una metafora di Roberto Boffi, amico e collega dell’Istituto dei Tumori che citando  Massimiliano Sassoli de’ Bianchi, docente presso il Center Leo Apostel for Interdisciplinary Studies (CLEA) della Vrije Universiteit di Bruxelles parla di  coronavirus come:

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Un hacker creato dalla natura per mostrare la vulnerabilità del nostro sistema prima che collassi completamente.