Un recente articolo sul New York Times a firma Anahad O’Connor ha evidenziato come i cibi ricchi di zuccheri per quanto confortanti potrebbero essere proprio i meno propensi a giovare alla nostra salute mentale.
La pandemia da Covid 19 ha portato a galla elevati livelli di stress, depressione e ansia che spesso e volentieri sono stati sublimati con i cosiddetti “cibi comfort”. Pizze, dolci, pasta, gelati e hamburger, rigorosamente fatti in casa o da asporto, hanno “regalato” un carico di zuccheri non indifferente senza però sconfiggere quella condizione di disagio e insicurezza vissuta nel periodo pandemico. La domanda che si fanno in molti è la seguente:
Esistono dei cibi che possono migliorare il nostro umore?
A rispondere c’è una ricerca nota come Psichiatria nutrizionale che esamina proprio la relazione tra ciò che mangiamo e il benessere mentale. Per molto tempo, la potenziale influenza del cibo sul benessere mentale, come ha affermato di recente un team di ricercatori , è stata “ignorata”, ma è fondamentale ripristinare un equilibrio e per farlo bisogna partire dal secondo cervello che abbiamo a disposizione: il nostro intestino. Cibi integrali, verdure, pesce, uova, novi, semi e legumi appaiono come “coadiuvanti” dello stare bene, questo perché nel nostro corpo vivono milioni di batteri “buoni”, che contribuiscono alla digestione e alla salute generale del nostro organismo. Anche quella psichica.
Il nostro metabolismo e quello delle specie che ci abitano si intrecciano, interagiscono ed evolvono parallelamente. E’ un fatto reale che il microbiota degli esseri umani cambi nel corso del tempo, da quando nasciamo a quando diventiamo adulti.
Cosa influenza l’equilibrio e lo squilibrio del nostro microbiota?
Il microbiota è influenzato da terapie farmacologiche, da stress e fattori ambientali, da malattie e ovviamente dall’alimentazione, dalla dieta. La letteratura scientifica sta portando a considerare il microbiota sempre più come un vero e proprio organo metabolico, che si occupa di funzioni che non siamo in grado di svolgere altrimenti. Un’alterazione nella sua composizioni (disbiosi intestinale) può portare alla sovra-produzione di sostanze infiammatorie che, oltre a causare lesioni intestinali, raggiungono il cervello attraverso la circolazione sanguigna, contribuendo allo sviluppo di disfunzioni cerebrali. Basta tenere presente che più del 20% dei pazienti con malattia infiammatoria intestinale presenta depressione e disturbi del sonno. Insomma il nostro intestino e il suo stato di benessere o malattia può influenzare la nostra psiche e il nostro cervello.
Un microbiota in equilibrio rende l’organismo più resistente alla fatica, allo stress e anche all’insorgenza di patologie come obesità ed epilessia.
Ma come si fa a recuperare l’equilibrio, l’eubiosi?
Un recente studio condotto da Christine A. Olson et al. e coordinato da Elaine Y. Hsiao dimostra che una dieta chetogenica contribuisce a migliorare la salute del microbiota. Lo studio ha dimostrato inoltre che il microbiota reso più efficace e protettivo dalla dieta, può trasferire i propri benefici su altri organismi se viene trapiantato. Una scoperta affascinante che ci induce a cambiare prospettiva sulla natura stessa del nostro corpo e su ciò che mangiamo.
Spiega il Fabio Piccini, Medico e psicoanalista:
“Una dieta chetogenica VLCKD è un potenziale e promettente approccio terapeutico futuro. La dieta VLCKD ha dimostrato di essere uno strumento potente e deve essere ulteriormente raffinato e ben formulato considerando il suo impatto sulla salute intestinale”.
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