L’intervista a Mikiko Watanabe

Alla Ketogenic Diet Academy di Bologna abbiamo incontrato la ricercatrice Mikiko Watanabe, endocrinologa e ricercatrice alla Sapienza di Roma, con la quale abbiamo parlato della applicazioni della dieta chetogenica.

Abbiamo parlato dei settori di frontiera e delle applicazioni della dieta chetogenica, protocollo terapeutico del quale si scoprono sempre nuovi sviluppi.

Dottoressa Watanabe, quali sono le indicazioni più tipiche per la dieta chetogenica?

Le indicazioni più note sono quelle per l’obesità, per l’epilessia e c’è qualcosa di nuovo sul cancro, sull’ovaio policistico, sul diabete di tipo 2.

La lista si sta allungando e sono sempre più le evidenze scientifiche. Alcune sono forti, altre un po’ meno ma sicuramente promettenti.

Quali sono?

Mi viene da citare ad esempio il caso dello scompenso cardiaco o dell’infarto del miocardio recente. Attualmente sono considerati una controindicazione alla dieta chetogenica, ma secondo me nell’arco di qualche anno verranno addirittura invece inseriti nelle indicazioni. E’ un esempio del fatto che nulla è scritto nella pietra e che quindi la chetogenica in senso lato sta sicuramente diventando un possibile approccio terapeutico per moltissime patologie.  

Quali sono le controindicazioni per la dieta chetogenica?

Per quanto riguarda le controindicazioni tante ne sono state scritte e poche in realtà sono state dimostrate. Si parla del fatto che la dieta chetogenica faccia male al rene, ma non è vero. Si dice che potrebbe fare venire ipoglicemie al paziente diabetico che assume insulina e su questo c’è qualcosa di più solido, anche se probabilmente con un monitoraggio glicemico continuo il problema si potrebbe risolvere o comunque controllare rimodulando le dosi di insulina.

Spesso si dice che possa causare dislipidemia (anomalia nel livello dei grassi nel sangue NdR) e steatosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso” NdR) e invece assolutamente è dimostrato in letteratura il contrario, anche se questo messaggio stenta a passare anche nei confronti della comunità scientifica.

La dieta chetogenica non fa venire la dislipidemia e il fegato grasso?

Confermo:non è provato scientificamente nel lungo periodo.

Altre applicazioni?

La dieta chetogenica mima il digiuno ed è proprio per questo motivo che è stata proposta ma non ancora dimostrata utile la sua possibile applicazione anche nell’anoressia.

Anoressia? Sul serio?

Non vuole essere una terapia per l’anoressia, ci mancherebbe altro, ma il o la paziente che soffre di anoressia comunque digiuna, quindi proporre un intervento che sia più sicuro e che mimi il digiuno potrebbe essere forse un ponte per questa paziente verso una nutrizione più corretta. Tra l’altro mi permetto di dire che il counting dei carboidrati che si fa nella chetosi invece potrebbe slatentizzare il disturbo del comportamento alimentare, perché richiede comunque un controllo sul carboidrato, la caloria che di solito viene consumata maggiormente. Anche qui però è ancora tutto in fase di studio.