Pensavamo che fosse l’età il primo fattore di rischio per il nuovo Coronavirus. Chi è più anziano è più a rischio, ma non è così. E’ il grasso viscerale, la pancia fa aggravare il Covid-19, fino a mandare i pazienti in terapia intensiva.
Uno studio dell’Università La Sapienza su pazienti in terapia intensiva per Covid-19 dimostra che chi ha più grasso viscerale della media ha maggiori probabilità di finire in terapia intensiva a causa dell’aggravarsi dei sintomi del Coronavirus.
La ricerca clinica, realizzata dalla Dottoressa Mikiko Watanabe dell’Università La Sapienza di Roma, ha dimostrato un fatto incontrovertibile: più c’è il grasso addominale, quella che tra di noi chiamiamo la pancia, più c’è rischio di finire in rianimazione se si viene contagiati da Covid-19.
Il grasso intra-addominale quindi sarebbe il principale responsabile di intubazione per Coronavirus a tutte le età.
Era già stato sottolineato da alcuni studi e relazioni effettuate su diverse tipologie di pazienti in differenti cluster: New York, Parigi, Londra – ne avevamo già parlato qui con un intervento del Professor Bassetti durante l’incontro online Ketolearning. (link)
In quella occasione il Professor Bassetti aveva riportato alcune ricerche pubblicate su prestigiose riviste scientifiche che sottolineavano i rischi di una sintomatologia più aggressiva del Covid-19 per i pazienti obesi e diabetici.
Questa ricerca, condotta da Watanabe sotto la guida del Prof. Lucio Gnessi e del Prof. Andrea Laghi, Sapienza Università di Roma, in collaborazione con il Campus Bio-Medico dell’Università di Roma e l’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna, ha voluto dimostrare come non soltanto la pancia fa aggravare il Covid-19 a tutte le età, ma anche che il grasso viscerale sembrerebbe addirittura più importante dello stato polmonare nello spiegare la necessità di una ventilazione meccanica.
Nel caso si dovesse verificare una seconda ondata della pandemia prima dell’arrivo del vaccino – spiega la Dottoressa Mikiko Watanabe – sarà di vitale importanza non farci cogliere impreparati: potrebbero essere proprio questi nuovi dati a consentire l’identificazione di un predittore clinico fruibile nell’immediato, utile non solo per affrontare al meglio la carenza di letti in terapia intensiva, ma anche per far fronte alla necessità di una selezione tempestiva di pazienti più a rischio di sviluppare complicanze respiratorie.
Che cosa dimostra il vostro studio? La pancia fa aggravare il Covid-19?
Il nostro studio dimostra che i pazienti intubati di tutte le età, giovani e anziani, hanno un maggior quantitativo di grasso viscerale. In particolare, per ogni aumento pari ad un’unità di grasso viscerale, si ha una probabilità 2,5 volte maggiore di dover essere intubati per poter respirare (Odds Ratio 2,5; 95% CI 1,02-6,02).
A livello concreto c’è la possibilità di agire per ridurre il grasso viscerale? Quali potrebbero essere le strategie dietologiche per ridurre il grasso intra-addominale? Ne abbiamo parlato con il nostro direttore editoriale, il Professor Giovanni Spera. Professore è possibile immaginare che la dieta chetogenica possa essere uno strumento chiave per prevenire i sintomi peggiori del Covid-19?
Una volta stabilito che il fattore di rischio preminente per l’aggravamento della malattia da Covid 19, così come per tutte le patologie che hanno come presupposto l’infiammazione sistemica, è l’eccesso di grasso viscerale, fare prevenzione è possibile riducendone la quantità in qualunque modo.
Le diete chetogeniche, sicure e di semplice esecuzione, hanno la peculiarità di ridurre sostanzialmente proprio il grasso viscerale senza compromettere la massa muscolare e di contribuire di per sé efficacemente ad abbattere l’infiammazione
sistemica. In questo blog abbiamo già parlato sia dell’obesità, del diabete e della Sindrome Metabolica come fattori di rischio staticamente provati per la malattia da COVID 19 e commentato il webinar e l’intervista in cui Prof. Bassetti proponeva di sperimentare proprio una dieta chetogenica non solo per la prevenzione, ma anche come coadiuvante nella terapia della malattia da COVID 19 in atto.
Questo lavoro della dott.ssa Watanabe è una conferma clamorosa della necessità di valutare attentamente peso e percentuale di grasso addominale/viscerale per programmare gli interventi in grado di contenere l’impatto sanitario di una possibile nuova ondata infettiva. A mio parere andrebbero anche rivalutati, alla luce di queste evidenze, i più recenti dati
epidemiologici che parlano di importante riduzione dell’età dei nuovi contagiati e malati. Non si legge di valutazioni antropometriche (Indice di massa corporea e circonferenza addominale), ma, sempre a mio parere, andrebbero fatte.
Riferimenti bibliografici
Kass, D.A.; Duggal, P.; Cingolani, O. Obesity could shift severe COVID-19 disease to younger ages. Lancet 2020, 395, 1544-1545, doi:10.1016/S0140-6736(20)31024-2.
Watanabe M, Risi R, Tuccinardi D, Baquero CJ, Manfrini S, Gnessi L. Obesity and SARS-CoV-2: A population to safeguard [published online ahead of print, 2020 Apr 21]. Diabetes Metab Res Rev. 2020;e3325. doi:10.1002/dmrr.3325
Watanabe M, Caruso D, Tuccinardi D, Risi R, Zerunian M, Polici M, Pucciarelli F, Tarallo M, Manfrini S, Mariani S, Basciani S, Lubrano C, Laghi A and Gnessi L. Visceral fat shows the strongest association with the need of intensive care in patients with COVID-19. [published online ahead of print, 2020 Jul 23] Metabolism- Clinical and Experimental 2020; https://doi.org/10.1016/j.metabol.2020.154319
Il gruppo di ricerca:
La dott.ssa Watanabe MD PhD è ricercatrice presso l’Università La Sapienza di Roma, Italia. Ha conseguito la specializzazione in Endocrinologia e malattie del Metabolismo ed un dottorato di ricerca presso la stessa università ed è stata ricercatrice presso il Beth Israel Deaconess Medical Center, ospedale della Harvard Medical School, Stati Uniti. La sua ricerca si focalizza sulla fisiopatologia del tessuto adiposo. Il dott. Caruso MD PhD è ricercatore presso l’ospedale universitario Sant’Andrea, Sapienza Università di Roma. Ha conseguito la specializzazione in radiologia ed un dottorato di ricerca presso la stessa università ed è stato ricercatore presso la Medical University of South Carolina, Stati Uniti. La sua ricerca si concentra sulla diagnostica per immagini personalizzata e radiomica..