L’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica della nostra quotidianità. Il problema sembra espandersi non solo nei Paesi occidentali, ma anche in quelli a basso e medio reddito. L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di un fenomeno cresciuto dal 1980 ad oggi con un ritmo allarmante e dietro il quale si celano numerose problematiche, anche gravi per la salute.
L’obesità si presenta come una condizione caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo nel quale sono coinvolti dieta, ambiente esterno, genetica ed ormoni. Una condizione preoccupante che delinea un disturbo metabolico che aumenta il rischio di insorgenza di numerose malattie. Difatti il grasso in eccesso è associato a fenomeni come la resistenza all’insulina, iperglicemia e l’ipertensione. Questo quadro nell’insieme delinea quella che viene chiamata la “sindrome metabolica”.
Numerose evidenze sperimentali hanno dimostrato che l’obesità, in particolare quella viscerale, è caratterizzata da uno stato di infiammazione cronica, ma quali sono i meccanismi che fanno sì che dall’obesità favorisca l’insorgenza di queste malattie? Ne parla Luca Busetto Professore di medicina interna all’Università di Padova e Presidente eletto della Società Italiana dell’Obesità.
Dottore cos’è l’obesità e di che natura sono le cause che stanno dietro a questo problema?
L’obesità è oggi riconosciuta come malattia cronica progressiva e recidivante causata da diversi fattori che possono essere di carattere genetico e di carattere ambientale. Con quest’ultimo punto indichiamo alimentazione, sedentarietà, ma anche farmaci. L’obesità presenta legami importanti anche con i classici disturbi del sonno e una relazione con lo stress. Questi fattori indicano chiaramente un’alterazione dei meccanismi che vanno a regolare il bilancio energetico. Una visione, questa, che definiamo “moderna” in quanto non relega l’obesità ad un problema legato solo ed esclusivamente ad una cattiva alimentazione. Rispetto al passato abbiamo compreso l’importanza della genetica che fonda la base sulla quale poi l’ambiente agisce. Ed il nostro è un ambiente fortemente esposto all’abbondanza sul quale facilmente attecchisce il problema.
Quali sono le conseguenze negative che l’obesità ha sullo stato di salute dell’individuo, in termini di complicanze mediche, di perfomance fisica e di salute mentale?
Questa è domanda è importante perché abbiamo molti dati che dimostrano quanto l’obesità sia un fattore di rischio sul nostro stato di salute e sulla nostra aspettativa di vita. Persone con obesità e con obesità grave vivono di meno poiché la patologia di cui stiamo parlando è il motore, la porta d’ingresso, per così dire, di malattie croniche come il diabete tipo 2, l’ipertensione, il grasso nel sangue, i problemi respiratorie e anche alcune forme di neoplasia. Qui va aggiunto anche un punto non trascurabile: il paziente con obesità presenta una limitata performance fisica, una vera e propria disabilità che compromette i ritmi stessi di vita. Basti guardare gli alti tassi prepensionamento tra questa tipologia di persone.
Da qui in poi è facile comprendere quanto questo stato di cose influisca anche sulla salute mentale, sull’autostima del soggetto che subisce dal mondo esterno uno stigma che diventa spesso e volentieri una vera e propria discriminazione che in alcuni casi sfocia anche nel bullismo, soprattutto verso i più giovani.
Qual è la relazione che c’è tra eccesso di grasso viscerale e infiammazione?
Molte delle relazioni di cui ho parlato prima sono più frequenti in pazienti che hanno una obesità addominale o viscerale localizzata sull’addome, il cosiddetto accumulo di grasso viscerale. Questo tessuto adiposo va incontro a fenomeni di infiammazione, si crea quella che viene definita la adiposopatia che genera molecole infiammatorie che hanno poi risvolti generali sulla salute complessiva del paziente. L’infiammazione di basso grado cronica può dare problemi cardiovascolari e impatta sulle difese immunitarie così generando, come abbiamo visto durante la pandemia da Sars Covid 2, una minore resistenza alle infezioni. Tant’è che questi dati sono stati recepiti rapidamente dall’ISS che ha fatto partire da subito la vaccinazione proprio nei pazienti obesi. Ad oggi sappiamo che il rischio maggiore del Covid è rappresentato dall’età, ma nei soggetti giovani il fattore principale di decorso grave della malattia è dato proprio dall’eccesso di grasso viscerale, più del diabete tipo 2, più di altre comorbidità.
Come si tratta l’obesità e in che senso una dieta chetogenica VLCKD può essere un valido strumento per il suo trattamento?
L’obesità è un problema cronico legato all’alterazione dei meccanismi di regolazione per cui anche il trattamento deve essere a lungo termine. Ci sono vari livelli di trattamento. Il primo è senza dubbio la modifica di uno stile di vita sbagliato e con questo non si intende semplicemente una riduzione calorica, ma anche una svolta sulla qualità degli alimenti che si assumono. Nei soggetti che non riescono a mantenere i risultati e a regolare il bilancio energetico ci sono i farmaci e nei casi gravi la chirurgia bariatrica. In ogni caso si tratta di trattamenti che vanno sul lungo termine e all’interno di questi c’è senz’altro la cosiddetta fase di attacco, tattica, rappresentata dalla VLCKD, strategia che ha un effetto rapido sull’infiammazione e sulle complicanze metaboliche.
La VLCKD è un’importantissima arma a nostra disposizione: consente una rapida perdita di peso, coadiuva la motivazione, ma soprattutto per l’effetto stesso della chetosi placa il senso di fame così facilitando il raggiungimento degli obiettivi sperati. Insomma un espediente davvero efficace, dimostrato da buoni studi, che nel corso degli anni hanno cambiato la posizione delle società scientifiche, basta guardare il lavoro fatto, e su questo raccolgo una personale soddisfazione, a favore delle linee guida italiane ed europee che hanno testimoniato nel corso degli studi la bontà e la sicurezza di questo approccio.