Secondo i dati forniti dall’Oms, il numero di persone obese nel mondo è raddoppiato a partire dal 1980: nel 2014 oltre 1,9 miliardi di adulti erano in sovrappeso, tra cui oltre 600 milioni obesi. Il fenomeno desta particolari preoccupazioni perché parlare di obesità vuol dire sostanzialmente parlare di un aumentato rischio di molte malattie non trasmissibili come tumori, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo 2 e malattie respiratorie croniche. Per giunta negli ultimi anni si è osservato che le persone con obesità hanno un maggiore rischio di complicanze e mortalità nel caso di infezione da SARS-CoV-2. Proprio sulla relazione tra obesità e malattie respiratorie abbiamo parlato con il Dottor Paolo Favretto, medico-chirurgo, specialista in Scienza dell’Alimentazione, responsabile dell’Ambulatorio di Dietologia Clinica del Centro di medicina di Conegliano (TV).

Dottor Favretto come definirebbe l’obesità e quali sono le caratteristiche che la rendono preoccupante per la salute umana?

L’obesità è una patologia e come ha detto Lee Kaplan MD PhD direttore dell’Obesity, Metabolism and Nutrition Institute at Massachusetts General Hospital di Boston, deve essere interpretata e trattata attraverso processi fisiopatologici, proprio come il Diabete di tipo 2 e altre malattie croniche. 

Come il diabete, l’obesità non è mai “curata”, sebbene l’indice di massa corporea (BMI) di un paziente possa essere sotto eccellente controllo. I pazienti hanno ancora la malattia dell’obesità, anche se non soddisfano più la definizione di obesità con le misurazioni. Quindi se l’obesità è una malattia cronica, dobbiamo trattarla come una malattia cronica.

Nello specifico, la presenza di obesità è un fattore di rischio indipendente per le malattie respiratorie, principalmente per OSAS e asma. La connessione tra OSAS e obesità è molto complessa e rappresenta probabilmente un’interazione tra fattori biologici e stile di vita. Lo stress ossidativo, l’infiammazione e la disregolazione metabolica sono attori coinvolti nella patogenesi dell’OSAS e dell’obesità, inoltre, l’evidenza attuale suggerisce che anche il microbiota intestinale svolga un ruolo significativo nella causalità e nella progressione di alcuni disturbi metabolici. 

Il tessuto adiposo viene ormai riconosciuto come una ghiandola endocrina (secernente ormoni e mediatori chimici), che invia segnali (ormonali e infiammatori) al nostro organismo e riceve segnali (dalla nostra alimentazione e stili di vita), che interpreta in modo differente per aumentare o diminuire la propria massa. L’intervento quindi sul peso dovrà prendere in considerazione tutti questi aspetti per poter avere successo. 

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Purtroppo le solite diete, magari fatte per due o tre mesi, incentrate solo sui grammi e le calorie hanno da tempo dimostrato la loro inefficacia e l’esito sul medio/lungo termine purtroppo è fallimentare.

Quali nuove strategie terapeutiche ci sono?

Nel caso di obesità refrattaria, con magari molti insuccessi alle spalle e spesso con patologie associate, il dietologo può anche valutare se attuare un trattamento dietetico “terapeutico” come una dieta VLCKD (Very Low Calories Ketogenic Diet): un regime alimentare basato su una estremamente ridotta introduzione calorica, con una assunzione molto limitata di carboidrati, qualitativamente mirata di grassi e un apporto quantitativamente normoproteico, da non confondere quindi con le diete iperproteiche. Tale protocollo dietetico può indurre cali di peso importanti in tempi relativamente brevi, sicuramente più rapidi e qualitativamente migliori delle comuni diete, dato che la massa magra viene preservata.

Le diete VLCKD, sono un modo di alimentarsi in condizione controllata con un introito calorico che va dalle 500 alle 800 Kcal/die. Questo tipo di dieta permette il raggiungimento del peso desiderabile in tempi più brevi rispetto alle diete ipocaloriche tradizionali, senza che venga compromessa la massa muscolare. L’apporto giornaliero di proteine è rigorosamente rapportato alle esigenze di ogni singolo individuo: è quindi una dieta normoproteica, con l’introduzione di proteine ad alto valore biologico. La dieta si basa su un meccanismo fondamentale presente nel ciclo di metabolizzazione e genesi energetica che è presente nel nostro corpo: la chetosi. La chetosi è il nostro “farmaco“ brucia grassi che ci permette di utilizzare i nostri grassi come fonte energetica sotto forma di corpi chetonici: l’acetone, l’acetoacetato e il β-idrossibutirrato. Questi verranno utilizzati come fonte energetica per il cervello, i muscoli e i processi metabolici. La chetosi si riesce ad ottenere quando l’apporto glucidico non supera i 40-50 g al giorno. 

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Altro aspetto terapeutico molto interessante della VLCKD riguarda i marcati effetti antiinfiammatori. Questi in gran parte dovuti al β-idrossibutirrato, il principale corpo chetonico. Esso ha un doppio effetto sul complesso inflammasoma NLRP3 (NIC). NIC è un complesso proteico coinvolto nell’infiammazione indotta dai monociti. Quando attivato, NIC funziona come un induttore della caspasi 1, che scinde pro-IL-1β. Dopo essere stata scissa, pro-IL1β diventa funzionale IL-1β. L’attivazione di NIC richiede due passaggi: prima lo stimolo dal recettore Toll-like 4 (TLR4) che promuove la sintesi delle proteine ​​NIC, e poi un secondo passaggio che è il loro assemblaggio. BHB sopprime lo stimolo TLR4 e l’assemblaggio delle singole proteine ​​NIC. Inoltre, il BHB funge da ligando per i recettori dell’acido idrossicarbossilico (HCar). HCAr, noto anche come GPR109a, è un recettore accoppiato a proteine ​​G espresso prevalentemente nelle cellule adipose e immunitarie. L’attivazione di HCar sopprime la produzione di citochine pro-infiammatorie, inclusi TNF-α, IL-6, IL-12 e IL-1.

Dottore chi può seguire questa dieta?

E’ principalmente consigliata a chi ha un BMI (indice di massa corporea) superiore a 30, ma può effettuarla anche chi è in sovrappeso (BMI tra 25 e 30 ) in presenza di altre patologie: diabete mellito tipo 2, ipertensione, crisi convulsive, steatosi epatica, OSAS, endometriosi, ecc..

Oggi i campi di applicazione sono molteplici: può essere utilizzata per il trattamento della sindrome metabolica, ha un’utile applicazione nel ritorno al peso forma post gravidanza e nel pre-intervento di chirurgia bariatrica. E’ indicata in chi ha un peso eccessivo e ha problemi all’apparato locomotore, come dolori o artrosi di anca e ginocchio. E’ indicata durante il climaterio, la menopausa infatti, spesso induce un incontrollabile aumento del peso corporeo. Invece è assolutamente controindicata durante la gravidanza e l’allattamento, nei bambini e negli adolescenti in crescita, nei soggetti già malnutriti e in presenza di particolari condizioni cliniche.

E’ riconosciuta dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) che ha, già nel 2015, stabilito i requisiti che deve possedere una VLCKD, sia per le quantità giornaliere delle proteine, dei carboidrati e dei lipidi, che per i micronutrienti (EFSA Journal 2015;13(1):3957). Anche per questo motivo sono stati stilati dei protocolli dietetici, che è opportuno vengano seguiti sotto l’attenta supervisione medica, durante tutte le fasi della dieta, nella quale il “fai da te” è assolutamente sconsigliato.

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Bibliografia di supporto

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