Non ci sono alimenti giusti o alimenti sbagliati. La scienza parla sempre più del ruolo che assume l’avverbio “quando” nel nostro modo di alimentarci. Scopriamo di più su questo legame spesso sottovalutato.
Tra i percorsi per perdere peso di maggior tendenza in questo momento storico troviamo senza dubbio quelli che fanno riferimento al digiuno intermittente. Diverse celebrità come Elon Musk, Kourtney Kardashian, Mark Wahlberg, Hugh Jackman e Jennifer Aniston hanno affermato pubblicamente che il digiuno intermittente è stato determinante per perdere peso o per disintossicare il proprio corpo.
Cos’è il digiuno intermittente?
Con digiuno intermittente si fa riferimento ad una strategia alimentare che prevede la creazione di un lasso di tempo a digiuno con una durata tale da incidere sul bilancio calorico complessivo e sul metabolismo ormonale.
Nell’antichità erano sovente le occasioni in cui non si mangiava. Capitava per carestie, motivi naturali ma anche di carattere religioso, basta guardare il il Ramadam o la Quaresima. Proprio grazie a degli studi sulle popolazioni che digiunano per motivi religiosi che gli scienziati sono riusciti a comprendere che una restrizione calorica saltuaria può diventare strumento per proteggere da certe patologie.
Cosa succede al nostro corpo quando digiuniamo? Iniziamo col dire che quel che mangiamo viene trasformato in glucosio, in converso quando manca il cibo, per un periodo che va dalle 12 alle 24 ore, il glucosio presente nell’organismo si riduce drasticamente così attivando i chetoni. Il corpo va in deficit calorico attingendo dal grasso che diventa la fonte di energia e sostentamento principale. Questo cambiamento metabolico presenta degli effetti benefici su trigliceridi, lipidi e colesterolo cattivo. Vediamo cosa dicono gli studi al riguardo. Due revisioni del 2021 e 2022 pubblicate sulla rivista scientifica Nutrients parlano del ruolo del digiuno intermittente sulla gestione del peso e di alcune patologie, come il diabete.
La prima, condotta da un team di ricerca dell’Università di Valencia, conclude che il regime dietetico ha effetti benefici sul profilo lipidico ed è associato a una perdita di peso e a una modifica della distribuzione del grasso addominale nelle persone con obesità e diabete di tipo 2, oltre che a un miglioramento del controllo dei livelli glicemici.
La seconda, condotta negli Stati Uniti, sostiene invece che i vari programmi di digiuno, come quello a giorni alterni, a giornata intera o ad alimentazione limitata in orari della giornata, portano a una diminuzione del peso e sono collegati a miglioramenti della dislipidemia e della pressione sanguigna.
Entrambi questi studi evidenziano un link tra il cibo e la componente “tempo” mettendo in evidenza la necessità di alimentarsi seguendo dei veri e propri ritmi biologici. A parlarne c’è la Annamaria Colao, Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo e Cattedra Unesco di Educazione alla Salute e allo Sviluppo Sostenibile dell’Università Federico II di Napoli.
La Colao dichiara:
Il sistema regolatore (o circadiano) dell’essere umano è costituito da una serie di orologi biologici interni di 24 ore, che regolano i processi metabolici e ormonali, come il ritmo sonno/veglia, la temperatura corporea, il rilascio di ormoni. Devono essere sincronizzati con gli stimoli esterni, per consentire al sistema circadiano di funzionare correttamente. Tra i comportamenti che contribuiscono a una corretta “sincronizzazione” dei nostri ritmi circadiani, c’è l’assunzione di un regime alimentare corretto, che segua i ritmi biologici dell’organismo.
La cronobiologia è un concetto che risale al 1986 e va attribuito al Dr. Alain Delabos, che lo ha definito appunto un regime nutrizionale che segue il nostro “orologio biologico”, che a sua volta viene scandito da cambiamenti del metabolismo che intervengono nel corso della giornata.
Quindi l’organismo ha una diversa capacità di assimilare gli alimenti nei vari momenti della giornata. Gli alimenti contenenti elevate quantità di carboidrati devono essere consumati esclusivamente entro la prima parte della giornata. Sono da preferire i cibi integrali, a più basso indice glicemico poiché determinano un minor passaggio di zuccheri nel sangue e sono in grado di provocare una minore secrezione di insulina. Da non dimenticare le tempistiche. Tra un pasto e un altro bisogna far intercorrere un certo intervallo di tempo, nello specifico almeno tre o quattro ore di pausa. È preferibile non mangiare dopo le 19 lasciando un periodo di almeno 12 ore di digiuno ogni giorno, ricorda la Colao.