L’evento scientifico internazionale ha esplorato le potenzialità e le opportunità terapeutiche della dieta chetogenica nel trattamento di diverse patologie umane.

Roma, 27 e 28 giugno – Il prestigioso G8 delle Diete Chetogeniche, ospitato nella splendida cornice della città di Roma, ha aperto le porte alla discussione sui benefici terapeutici della dieta chetogenica in una miriade di condizioni umane.

Il Professor Giovanni Spera e la Professoressa Annamaria Colao, rinomati coordinatori scientifici dell’evento, hanno inaugurato la giornata ponendo l’accento sull’importanza di una cultura nutrizionale orientata alla salute umana e sulla necessità di confrontarsi continuamente per comprendere a fondo le potenzialità della dieta chetogenica.

La Dieta Chetogenica: Un Potenziale Contro L’Infiammazione

La dieta chetogenica si sta delineando come un potenziale strumento di battaglia contro l’infiammazione, un fattore chiave nell’insorgenza di molte malattie croniche. Studi preliminari suggeriscono che questa strategia dietetica possa contribuire a ridurre i livelli di infiammazione nel corpo, migliorando lo stato di salute generale. La chetosi è stata inoltre esplorata nel contesto di diverse patologie, tra cui l’epilessia refrattaria, il cancro, il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, e persino l’acne.

Immaculata De Vivo ha sfatato il mito secondo cui il consumo moderato di alcol possa essere vantaggioso per la salute. Mikiko Watanabe, a sua volta, ha ribadito l’importanza di validi studi per confermare le evidenze scientifiche sull’utilizzo delle diete chetogeniche in diverse patologie metaboliche.

Lotta all’Obesità: il ruolo della Dieta Chetogenica

L’argomento dell’obesità è stato affrontato dai professori Lucio Gnessi e Rocco Barazzoni, che hanno sottolineato l’efficacia e la sicurezza della dieta chetogenica VLCKD nella gestione dell’obesità, riducendo la dipendenza dai farmaci e migliorando la qualità della vita.

Secondo il Professor Rocco Barazzoni è importante valutare l’efficacia della terapia farmacologica nell’obesità e se possa essere integrata o seguita da una dieta chetogenica a basso contenuto di carboidrati (VLCKD). La terapia farmacologica e la VLCKD sono due approcci distinti che possono essere utilizzati singolarmente o in combinazione. La VLCKD può essere considerata come un possibile complemento o un trattamento sequenziale alla terapia farmacologica. Tuttavia, al momento mancano dati ed evidenze sufficienti per supportare pienamente questa combinazione e sono necessari ulteriori studi per valutarne l’efficacia e la sicurezza.

L’obesità è una malattia cronica che richiede un approccio multidisciplinare. È importante considerare i diversi fattori, tra cui la dieta, l’attività fisica e l’eventuale terapia farmacologica, nel trattamento dell’obesità. La scelta del trattamento dovrebbe essere basata sulle caratteristiche individuali del paziente e sulla valutazione dei rischi e dei benefici.

Infertilità e Obesità Infantile: le ricerche di Andrea Isidori e Aldo Calogero

L’infertilità di coppia, legata all’obesità infantile, è stata un altro importante argomento discusso da Andrea Isidori e Aldo Calogero. I due esperti hanno evidenziato l’importanza di prevenzione e cure tempestive per preservare la fertilità.

Secondo il Professor Aldo Calogero dell’Università di Catania, l’obesità ha un impatto negativo sulla funzione riproduttiva maschile, con una riduzione della concentrazione e conta spermatica. Tuttavia, le diete chetogeniche potrebbero offrire una soluzione. La VLCKD  può favorire il miglioramento dei livelli di testosterone e contrastare gli effetti negativi dell’obesità sulla qualità spermatica. Studi in vitro e su modelli animali hanno mostrato risultati promettenti, evidenziando un possibile miglioramento della motilità e velocità spermatica grazie all’uso di corpi chetonici come il ß-idrossibutirrato. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per confermare tali risultati e comprendere appieno i meccanismi coinvolti.

Le diete chetogeniche per l’infertilità di coppia: la prospettiva femminile

L’infertilità femminile è una sfida comune affrontata da milioni di coppie in tutto il mondo. Secondo il Professor Andrea Isidori dell’Università di Roma, l’obesità e la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) sono tra le principali cause di infertilità anovulatoria nelle donne. L’obesità, in particolare, è un fattore che può influenzare negativamente la fertilità. Tuttavia, migliorare lo stile di vita e seguire diete a basso contenuto di carboidrati, come le diete chetogeniche, potrebbero offrire un approccio efficace per affrontare questo problema. Studi hanno dimostrato che una riduzione del peso corporeo anche del 5-10% può aumentare le probabilità di concepimento. Le diete a basso contenuto di carboidrati, in particolare le diete chetogeniche, sono state associate a una diminuzione dell’insulino-resistenza e dei marcatori di infiammazione, che possono migliorare l’ovulazione. Le diete chetogeniche si basano sulla riduzione dei carboidrati e sull’induzione della chetosi nutrizionale, in cui i corpi chetonici diventano la principale fonte di energia.

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Alcuni studi preliminari hanno evidenziato effetti positivi delle diete chetogeniche sulla fertilità, ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermare tali risultati e comprendere appieno i benefici di questa terapia alimentare. È importante sottolineare che durante la gravidanza, una dieta chetogenica potrebbe non essere sicura e dovrebbe essere evitata.

In conclusione ricorda Isidori: affrontare l’obesità e adottare uno stile di vita sano comprensivo di esercizio fisico e educazione alimentare, è fondamentale per migliorare le possibilità di concepimento. Le diete a basso contenuto di carboidrati, come le diete chetogeniche, possono essere considerate come una strategia efficace per migliorare la fertilità nelle donne affette da PCOS o insulino-resistenza. Tuttavia, è importante consultare un professionista medico prima di apportare cambiamenti significativi nella dieta o nell’approccio terapeutico.

Patologie Dermatologiche e Dieta Chetogenica: i contributi di Luigi Barrea e Sara Cacciapuoti

Luigi Barrea e Sara Cacciapuoti hanno evidenziato come la dieta chetogenica possa influenzare le patologie dermatologiche, in particolare la psoriasi e l’acne, grazie al suo impatto sull’infiammazione e sulla salute della pelle.

Nella sua relazione al G8 il Prof. Barrea è intervenuto sul tema Dermatologia e dieta chetogenica, un campo tanto affascinante quanto complesso affermando : “L’infiammazione cronica e l’aumento dello stress ossidativo contribuiscono allo sviluppo e all’aumento della severità clinica di molte malattie croniche non trasmissibili, come la psoriasi e l’acne, due patologie infiammatorie croniche immuno-mediate ad eziologia multifattoriale. L’acne, in particolare, è una malattia infiammatoria cronica dell’unità pilosebacea derivante dall’aumento della produzione di sebo indotta dagli androgeni, da una alterata cheratinizzazione, dall’infiammazione e dalla colonizzazione batterica da parte del Propionibacterium acnes dei follicoli piliferi del viso, del collo, del torace e della schiena. Nel complesso, l’infiammazione e le risposte immunitarie sono fortemente implicate nella patogenesi dell’acne e della psoriasi. L’influenza della dieta su queste due malattie è un argomento di ricerca scientifica in forte crescita. Psoriasi e acne sono spesso associate con l’obesità, la quale influenza negativamente sia l’incidenza di queste due malattie sia la loro severità clinica e, soprattutto, la risposta al trattamento farmacologico. I corpi chetonici attivati in corso di dieta chetogenica sono attori chiave per la modulazione del sistema immunitario e possono portare alla regolazione negativa della produzione di citochine pro-infiammatorie, sostanze che sono alla base della patogenesi sia della psoriasi che dell’acne. La dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) porta dunque sia alla perdita di peso che alla riduzione dell’ossidazione e dell’infiammazione sistemica che può, in questo modo, ridurre l’esacerbazione delle manifestazioni cliniche o addirittura può bloccare l’innesco di queste due malattie dermatologiche invalidanti.

Il Prof. Barrea conclude: Attualmente, le diete chetogeniche ipocaloriche sono tra i trattamenti “medici-nutrizionali” con un potenziale beneficio in tutti gli aspetti sia della psoriasi che dell’acne e sono considerate una sorta di “terapia adiuvante al trattamento farmacologico convenzionale” e potrebbero quindi rappresentare un potenziale trattamento “non-farmacologico” di prima linea nei pazienti con malattie infiammatorie cutanee.

Antonio Paoli illustra come la dieta chetogenica possa essere un alleato nel campo oncologico.

Parlare di  dieta chetogenica e oncologia – dichiara Paoli – è una cosa molto complessa, ma di fatto negli anni sono cresciute di tanto le pubblicazioni in merito. 

Ci sono basi metaboliche per le quali in alcuni tipi di tumore e in alcune fasi la dieta chetogenica potrebbe rappresentare una soluzione, non una soluzione esaustiva ma soprattutto come supporto alle normali terapie. Le pubblicazioni uscite negli ultimi 5 anni dimostrano come in molti casi di tumori che, ricordiamo, sono estremamente variabili e le cui cellule sfuggono a logiche metaboliche di controllo, la dieta chetogenica può essere un aiuto importante perché la riduzione del glucosio circolante e l’azione stessa dei corpi chetonici esercitano una miriade di azioni che sembrano poter aiutare a combattere questa malattia insidiosa. 

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L’azione dei corpi chetonici è molto promettente. Il Il beta idrossibutirrato (BHB) che è il chetone più importante ed attivo, è infatti una fonte di energia alternativa che le cellule tumorali non sono in grado di utilizzare al posto del glucosio, ha effetti neuroprotettivi, riduce le infiammazioni, è un regolatore dell’espressione genica, ha effetti sul metabolismo dei lipidi promuovendo la lipolisi (la metabolizzazione dei grassi) e l’ossidazione degli acidi grassi. Nonostante ciò abbiamo bisogno ancora di dati e studi. La chetogenica non sarà di certo la panacea di tutti i mali ma sicuramente è da considerarsi come strumento per lo specialista che deve imparare a conoscerla e a non averne paura.

Francesco Schittulli esplora l’uso della dieta chetogenica in oncologia.

Ha discusso degli effetti della chetosi sulla crescita tumorale e sulla salute delle cellule sane, evidenziando i potenziali benefici della dieta chetogenica come terapia di supporto alla chemioterapia e alla radioterapia. Tuttavia, ha anche sottolineato l’importanza di protocolli specifici e di una corretta selezione del profilo aminoacidico per garantire l’efficacia e la sicurezza di qualunque dieta nel paziente oncologico che deve affrontare anche il rischio di cachessia. La chetosi non ipocalorica può essere di ausilio.

Segue l’intervento di Massimiliano Caprio  e Alessandro Aiello (in sostituzione di Furio Colivicchi) su Scompenso cardiaco e riabilitazione cardiologica.

G8 delle Diete Chetogeniche: Massimiliano Caprio: “La dieta Chetogenica può ridurre il rischio cardiovascolare in pazienti con obesità”

Il Professor Massimiliano Caprio ha presentato  alcune recenti novità importanti nell’ambito del G8 delle Diete Chetogeniche. Secondo il suo intervento, la Dieta Chetogenica a Basso Contenuto di Carboidrati (VLCKD) riduce rapidamente tutti i fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da obesità, prevenendo potenzialmente gli eventi cardiovascolari e migliorando la qualità della vita a lungo termine. Peraltro i corpi chetonici, prodotti durante la VLCKD, costituiscono una preziosa fonte di energia per i tessuti e esercitano effetti protettivi diretti a livello cardiaco e indiretti a livello sistemico.  

Alcuni suoi studi evidenziano delle analogie rilevanti tra l’azione dei corpi chetonici e l’antagonismo farmacologico del Recettore Mineralcorticoide. Durante una dieta chetogenica, si verifica un aumento della produzione di aldosterone, che non sembra essere mediato da una riduzione del volume plasmatico o da un aumento dell’escrezione urinaria di sodio, dal momento che non si osserva un aumento concomitante della renina plasmatica.

Nonostante l’elevazione dei livelli plasmatici di aldosterone indotti dalla VLCKD, si è osservato un miglioramento di tutti i fattori di rischio cardiovascolari, afferma il Prof. Caprio. “Questo potrebbe suggerire un effetto protettivo mediato dai corpi chetonici sull’attivazione del recettore mineralcorticoide”. Il Prof. Caprio conclude suggerendo che i corpi chetonici potrebbero rappresentare un promettente strumento terapeutico per l’insufficienza cardiaca. Queste scoperte, se confermate da ulteriori ricerche, potrebbero aprire la strada a nuovi approcci nel trattamento e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

Alessandro Aiello sottolinea i sintomi e i fattori di rischio dell’insufficienza cardiaca evidenziando la necessità di diagnosi tempestive e trattamenti personalizzati per migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da questa condizione. Ha anche sottolineato il ruolo della gestione del peso e dell’equilibrio energetico nella gestione dell’insufficienza cardiaca e come alcuni farmaci di ultima generazione, proposti per il trattamento dello scompenso cardiaco siano efficaci proprio mimando l’azione positiva dei corpi chetonici sul muscolo miocardico.

La II e ultima Giornata del G8 delle Diete Chetogeniche di Roma si chiude con la neurologia e con gli interventi estremamente interessanti di Cherubino Di lorenzo e Giovanni Scapagnini.

“La Dieta Chetogenica: Un Potente Strumento Terapeutico per il Cervello e la Salute Neurologica”

“Il cervello è l’organo che consuma più energie in assoluto,” ha spiegato Di Lorenzo, “ci nutriamo per fornire energia e anche per fornire micronutrienti che non possiamo produrre da soli e che il nostro cervello consuma in grandi quantità. Un’alimentazione scorretta fa soffrire il cervello e l’organismo.”

Il ruolo chiave della dieta chetogenica emerge in questo contesto. Di Lorenzo evidenzia come questa dieta non sia solo un regime alimentare, ma una vera e propria terapia farmacologica in cui il ‘farmaco’ non viene prodotto all’esterno, ma all’interno, modificando l’alimentazione.

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“I vantaggi offerti dalla corretta alimentazione, data dai micronutrienti, vengono integrati dagli effetti della chetosi, in grado di avere un’azione antinfiammatoria, antiossidante, neuroplastica, oltre a normalizzare l’eccitabilità corticale,” afferma Di Lorenzo. Questi benefici sono particolarmente utili in una serie di patologie, tra cui l’epilessia, l’emicrania, lo spettro autistico e i disturbi legati all’invecchiamento. Nata nel 1921 per trattare bambini epilettici farmaco-resistenti, la dieta chetogenica offre vantaggi notevoli anche nel trattamento di altre patologie. “Un altro vantaggio della chetogenica è che questa lavora anche sull’insulina, che non è solo un ormone ma anche un neurotrasmettitore. Se sregolato, peggiora le condizioni di vita del paziente,” conclude Di Lorenzo.

Il Professor Giovanni Scapagnini, nel corso del G8 delle Diete Chetogeniche di Roma, ha sottolineato l’importanza delle nutrizione nel contrasto dell’invecchiamento cerebrale e delle malattie neurodegenerative, tra cui la demenza. Il numero di persone affette da Alzheimer in Italia supera il milione e l’incremento di casi a seguito della pandemia di Covid-19 è preoccupante,” ha affermato il Professor Scapagnini. Si prevede che da qui al 2050 i casi triplicheranno. Tuttavia, vi è una finestra di intervento di 20 anni, durante la fase preclinica, in cui la nutrizione può svolgere un ruolo fondamentale. La nutrizione non è solo un coadiuvante importante per le terapie in atto, ma potrebbe anche essere una strategia terapeutica potenzialmente efficace. “La chetosi, in particolare, può rappresentare un mezzo significativo nel contesto delle malattie neurodegenerative e del declino cognitivo,” ha spiegato il Professor Scapagnini.

Il problema principale dell’invecchiamento patologico è l’incapacità di utilizzare il glucosio. In questo scenario, i corpi chetonici costituiscono un’alternativa energetica efficace. Il butirrato, in particolare, oltre ad essere un trasportatore di energia, è anche una molecola di segnale in grado di attivare meccanismi di difesa. “Questi meccanismi, che stiamo sempre più conoscendo, sono potenzialmente molto efficaci non solo nel rallentare il peggioramento di una malattia infiammatoria o degenerativa come la demenza, ma addirittura possono servire a recuperare alcune funzioni legate ai processi cognitivi,” ha concluso il professore.

Il messaggio del Professor Scapagnini è chiaro: un’alimentazione appropriata potrebbe essere una strategia di prevenzione per le malattie neurodegenerative.

Il G8 delle Diete Chetogeniche si conferma quindi come un evento chiave per comprendere le ultime ricerche e le più innovative strategie terapeutiche nel campo della nutrizione e delle neuroscienze. L’evento si è svolto con il contributo non condizionante di New Penta, azienda leader nella gestione del peso ad opera del Clinico. L’azienda lavora costantemente alla promozione di iniziative di carattere scientifico finalizzate all’approfondimento e alla conoscenza della dieta chetogenica nel mondo della nutrizione specialistica.

Patrocini società scientifiche: Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, Associazione Medici Endocrinologi, ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, Brain and Malnutrition in Chronic Disease, Fism, IO net: Italian Obesity Network, Lilt, Siams, Sio e Sisdca.

Conclusione:

Il G8 delle Diete Chetogeniche ha offerto un’importante piattaforma per lo scambio di idee e la presentazione delle ultime scoperte nel campo delle diete chetogeniche e della nutrizione. Gli interventi dei relatori hanno evidenziato il potenziale di queste diete nel trattamento di diverse patologie, come il diabete di tipo 2, l’obesità, le malattie cardiovascolari, l’oncologia e le malattie neurodegenerative. La ricerca continua a esplorare ulteriormente questi approcci nutrizionali innovativi, aprendo la strada a nuovi orizzonti nella promozione della salute e del benessere.