I consigli della dottoressa Daria Bongiovanni per mangiare bene e con soddisfazione durante la quarantena.

La anormalità si sta standardizzando, dice la Dottoressa Daria Bongiovanni, Responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione dell’Humanitas Gradenigo di Torino, ha visto cambiare radicalmente la routine lavorativa durante l’epidemia del Coronavirus.

Come ha cambiato la sua routine il Coronavirus?

Il mio ambulatorio è stato chiuso naturalmente viste le normative in atto e l’ospedale Gradenigo è diventato prevalentemente un ospedale COVID, con i miei pazienti ci sentiamo telefonicamente o via mail.

E’ comunque utile sentirsi telefonicamente?

Certo è utile confrontarsi con i pazienti anche telematicamente. Sono comunque dei pazienti in terapia e chi ha una terapia deve essere supportato, quindi dobbiamo sentirci su base regolare per vedere come stanno andando le cose per accompagnarli in questo periodo difficile, per non farli sentire soli.

Ci sono dei pericoli quando si contatta un paziente via internet?

Sì, soprattutto attraverso l’e-mail. Tramite mail è molto complesso relazionarsi bene, soprattutto dal punto di vista dei toni e delle parole, bisogna fare molto attenzione.

Le mail possono essere lette con un tono piuttosto che un altro e creare dei fraintendimenti. Noi magari crediamo di rispondere in un modo e invece la nostra risposta viene intesa diversamente. Proprio perché nella e-mail non si possono trasmettere toni di voce o espressioni del volto e quindi si riduce l’empatia e la possibilità di cogliere alcune sfumature utili alla comunicazione.. Nella mail ahimè manca il linguaggio non verbale.

Vedersi quindi è sempre la soluzione migliore.

Vedersi è naturalmente meglio. Visto che però è sconsigliato a causa della quarantena se non per ragioni di urgenza o grave necessità, la videochat va bene. Alcuni dei miei pazienti hanno difficoltà a usare Skype, sta funzionando molto bene la videochat di whatsapp. Molti pazienti inoltre non usano granchè la mail. Whatsapp è il più usato.

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Inoltre con la videochat abbiamo indicazioni in più sullo stato del paziente.

Possiamo interagire maggiormente con i pazienti come vedere se la persone sono agitate, o sorridenti e che tipo di linguaggio corporeo hanno. Ovviamente meglio la visita ma volendo far buon viso a cattivo gioco…

Qual è la cosa più difficile in questo periodo?

E’ molto più difficile convincere i pazienti a fare sport. anche perché con l’obbligo del restare a casa in quarantena occorre trovare per ognuno il tipo di esercizio fisico da fare indoor tenendo conto degli strumenti a disposizione e del livello di possibilità motorie di ognuno.

Che consigli per la dieta può dare ai nostri lettori?

E’ complicato dare consigli alimentari generali, perchè naturalmente ogni paziente ha la propria terapia.

Il mio consiglio è cercare di intrattenersi in modo diverso. Il cibo può essere un piacevole intrattenimento, in fondo, per cui conviene trovarsi delle attività impegnative, legate al cibo, come per esempio cucinare in modo molto creativo e molto lento. In modo da ingannare l’attesa facendo qualcosa che ci piace fare.

Cucinare cose particolarmente elaborate, che richiedano fasi successive di lavorazione, soprattutto manuale, in grado di impegnare mente e corpo, oltre che un modo per passare il tempo è anche il modo per darsi un premio per la propria attività della giornata. Cercando contemporaneamente anche di mangiare sano.

Sbucciare, pelare, impastare, creare forme, decorazioni, impiattare in modo elegante, tagliere verdure e frutta in modi fantasiosi, insomma riscoprire gli aspetti creativi della cucina è un modo per prendersi cura di sé. Non ho il pollice verde, non curo le piante, ma curo i miei piatti, la mia tavola, e quindi curo me stessa e chi vive accanto a me.

Piatti difficili consigliati?

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Ce ne sono tantissimi. Insalate, macedonie, torte salate, involtini di ogni sorta, dolci laboriosi come la pastiera. Occhio alle dosi, naturalmente e all’equilibrio generale che non deve mai mancare.