La Ketogenic Diet Academy 2023 tenutasi a Firenze ha messo in luce l’importanza delle diete chetogeniche in vari aspetti della salute umana. La prima giornata ha evidenziato come queste diete abbiano un ruolo cruciale nella gestione dell’obesità e delle malattie neurodegenerative, con un’enfasi sulla preparazione preoperatoria per la chirurgia bariatrica e l’individuazione di profili metabolici unici nei pazienti obesi. La salute gastrointestinale è stata esaminata nel contesto delle patologie come il reflusso gastroesofageo, evidenziando il legame tra obesità e queste condizioni. La seconda giornata ha esplorato l’uso delle diete chetogeniche nella salute del fegato, nelle malattie neurologiche e nell’oncologia, rivelando il loro potenziale nell’influenzare positivamente la steatosi epatica e il trattamento di varie condizioni neurologiche e oncologiche.
La salute, in particolare la gestione dell’obesità e delle malattie neurodegenerative, è al centro delle ricerche scientifiche e delle discussioni negli ambienti medici e nutrizionali. Il Professor Giovanni Spera che ha moderato entrambe le giornate di incontri ha dichiarato:
Questa KDA è stata di fondamentale importanza nel confermare il ruolo della dieta chetogenica nei vari campi della salute umana. Nello specifico ulteriori dati presentati hanno mostrato che non solo la chetogenica non danneggia fegato e reni, ma addirittura migliora la funzione epatica e renale non solo indirettamente, ma anche per effetto stesso dei corpi chetonici. In ultimo tutte le relazioni sono state di grande interesse e approfondimento. Una vera novità è stato l’intervento di Leonardo Mendolocchio che ha affermano quanto sia fondamentale un approccio chetogenico in pazienti psichiatrici costretti all’uso dei farmaci. Lo stesso per Cherubino Di Lorenzo che ha evidenziato la lunga relazione di soccorso della dieta chetogenica rispetto a patologie neurologiche come l’emicrania, la malattia di Parkinson, la sclerosi multipla, l’autismo e i disturbi cognitivi.
Leonardo Mendolicchio spiega che i pazienti affetti da patologie psichiatriche spesso sviluppano la sindrome metabolica a causa dell’uso prolungato e delle dosi elevate di psicofarmaci, che possono portare all’accumulo di peso, un problema che richiede gestione. In questo contesto, l’approccio chetogenico si presenta come un intervento prezioso. La chetosi nutrizionale, che preferisco non definire “dieta” in quanto è un processo metabolico rilevante, può avere un ruolo determinante nei pazienti psichiatrici. Per alcune condizioni come la depressione o i disturbi legati al sonno, l’efficacia della chetosi è innegabile. Aumentando i livelli di corpi chetonici, che rappresentano un importante substrato metabolico per i neuroni insieme al glucosio, si può stimolare l’attività neuronale. Alcuni studi hanno dimostrato che i corpi chetonici influiscono positivamente su aree cerebrali come il sistema limbico, regolante dell’umore ed emotività, migliorando i sintomi in combinazione con i trattamenti farmacologici, in particolare per la depressione.
Inoltre, la chetosi promuove la crescita neuronale, beneficiando le patologie legate a deficit cognitivi, declino intellettivo o disturbi del metabolismo, specialmente nei pazienti che fanno un uso cronico di farmaci e presentano dismetabolismo. L’approccio chetogenico diventa uno strumento clinicamente significativo in tali casi.
Parlando della società moderna, l’autore evidenzia come sia centrata sul cibo in modo contraddittorio. La società sembra cibofila e cibofobica allo stesso tempo. Questo contrasto emerge dai media, che offrono sia programmi culinari e spettacoli televisivi dedicati ai cuochi da un lato, che un filone dedicato alla salute, alle calorie e all’attenzione specifica su determinati alimenti e il loro impatto sulla salute dall’altro. In sintesi, il cibo rimane al centro delle preoccupazioni, creando una sorta di dualismo tra amore e paura nei confronti dell’alimentazione.
Segue l’intervento di Annamaria Sila.
La dottoressa Annamaria Sila ha evidenziato la crescente sfida dell’obesità a livello globale, con uno sguardo particolare all’Italia, dove l’obesità è in costante aumento.
La Dott.ssa ha presentato una visione approfondita del ruolo della dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) nella preparazione preoperatoria per la chirurgia bariatrica. Questo approccio ha dimostrato di ridurre il rischio chirurgico migliorando la gestione dell’obesità, con risultati sorprendenti che indicano una perdita di peso significativa e miglioramenti nella composizione corporea.
A porre attenzione alla fenotipizzazione dei pazienti obesi, ovvero l’individuazione di profili metabolici unici c’è la Dott.ssa Boschetti. L’ approccio integrato che espone offre un’ampia prospettiva per la gestione dell’obesità, combinando farmaci mirati e diete personalizzate per ottimizzare i risultati. Questo metodo personalizzato sembra promettente nell’ottenere una perdita di peso sostenibile.
Ad approfondire il punto di vista Gastroenterologico c’è la Dott.ssa Tessieri che si focalizza su malattie come la steatosi epatica, la sindrome dell’intestino irritabile, il reflusso gastroesofageo e l’esofago di Barrett.
La Dott.ssa Tessieri ha condiviso esperienze cliniche e ricerche che dimostrano come la dieta chetogenica possa influenzare positivamente queste patologie. I dati indicano che la dieta chetogenica può ridurre l’infiammazione e migliorare la funzione gastrointestinale, offrendo nuove opzioni terapeutiche. Nello specifico la Dr ha discusso l’associazione tra obesità e malattie gastroesofagee. Ha evidenziato che l’obesità è un fattore di rischio significativo per il reflusso gastroesofageo (GERD).
La Dott.ssa Tessieri ha concluso la sua presentazione parlando dell’esofago di Barrett, una condizione in cui l’esofago distale è rivestito da epitelio colonnare con metaplasia intestinale specializzata (SIM). Infine, la Dott.ssa Tessieri ha discusso del legame tra obesità e il rischio di sviluppare il cancro. Il Ketogenic Diet Academy 2023 ha fornito interessanti approfondimenti nel campo gastroenterologico, dimostrando il potenziale della VLCKD nel trattamento di diverse condizioni mediche, dalla steatosi epatica all’IBS e al cancro. La Dott.ssa Laura Tessieri ha condiviso la sua esperienza e le sue conoscenze, aprendo nuove prospettive per il trattamento di queste patologie attraverso l’approccio alimentare chetogenico.
C’è un altro ambito nel quale la dieta chetogenica si sta rivelando promettente ed è quello della malattie neurodegenerative. Ad esporre lo stato di cose di questo ambito c’è Michela Barichella.
La Dott.ssa Barichella ha presentato dati clinici su come le diete chetogeniche possano influenzare positivamente le malattie neurodegenerative, comprese l’Alzheimer, la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica e il morbo di Parkinson. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, queste scoperte aprono nuove prospettive per la gestione nutrizionale di queste patologie complesse.
Nello specifico le malattie neurodegenerative, caratterizzate da una progressiva degenerazione e/o morte delle cellule nervose, rappresentano una sfida clinica importante. Recentemente, i risultati emergenti hanno sottolineato i benefici sia fisiopatologici che i clinici della dieta chetogenica in queste patologie. In questo articolo, esamineremo il ruolo e la funzione delle diete chetogeniche nella gestione nutrizionale di alcune malattie neurodegenerative comuni.
La dieta chetogenica è emersa negli anni ’20 come trattamento nutrizionale non farmacologico per l’epilessia. Henry Conklin, un osteopata americano, credeva che l’epilessia fosse causata da una sorta di “intossicazione” da alcuni metaboliti prodotti dall’intestino. Sulla base di questa teoria, elaborò una strategia che prevedeva la completa astensione dal cibo, lasciando “a riposo” l’intestino e fornendo ai pazienti solo acqua per periodi anche di 20-25 giorni.
Nel 1921, questa dieta subì una modifica che prevedeva un piano alimentare ipocalorico, con l’introduzione di un quantitativo ridotto di proteine, pochissimi carboidrati e la maggior parte delle calorie provenienti dai grassi. Questo approccio pionieristico si rivelò efficace, portando un miglioramento significativo delle crisi epilettiche nel 95% dei pazienti studiati. Negli anni successivi, venne introdotto il farmaco antiepilettico fenitoina. Nel 1970, il Professor Blackburn dell’Università di Harvard avviò il primo protocollo Protein Sparing Modified Fasting per la cura dell’obesità, una forma di digiuno in cui si assumevano solo alimenti ad alto contenuto proteico come pesce, carne e uova. Negli anni ’90, nasce il protocollo VLCKD (Very Low Calorie Ketogenic Diet), che ha ricevuto l’approvazione del Ministero della Salute Americano nel 1993. Da allora, milioni di persone sono state trattate con successo con la dieta chetogenica, che è stata utilizzata anche nelle campagne di prevenzione delle patologie metaboliche.
A partire dagli anni 2000, il numero di studi scientifici nel campo delle diete chetogeniche è aumentato in modo significativo, mettendo in evidenza i loro effetti benefici su funzioni mitocondriali, apoptosi neuronale, microbiota intestinale e stress ossidativo.
La malattia di Alzheimer è caratterizzata dalla perdita progressiva delle normali funzioni mentali, dovuta alla degenerazione dei neuroni cerebrali. È la principale forma di demenza in Europa, con una prevalenza crescente con l’età, maggiore nelle donne. La malattia di Alzheimer è multifattoriale, e solo una piccola percentuale è di carattere ereditario. I sintomi non motori includono amnesia, alterazioni comportamentali, alterazioni degli schemi di linguaggio, disorientamento, insonnia e comportamenti psicotici come allucinazioni, paranoie e deliri.
Gli interventi dietetici potrebbero rappresentare una strategia potenziale nel trattamento dell’Alzheimer. La dieta chetogenica ad alto contenuto di lipidi e basso contenuto di carboidrati aumenta i corpi chetonici, che diventano una fonte di energia alternativa per il cervello. Questo approccio coinvolge il βidrossibutirrato e l’acetoacetato, che permette di bypassare la glicolisi e produrre acetil coenzima A per il ciclo di Krebs.
Gli studi sugli effetti della chetosi sullo stato cognitivo hanno spesso campioni ristretti e di breve durata. Sono necessari ulteriori studi su larga scala, randomizzati per esaminare gli effetti positivi delle diete chetogeniche o delle supplementazioni di agenti chetogeni nei pazienti con Alzheimer.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da una demielinizzazione progressiva del sistema nervoso centrale. Essa è diffusa in tutto il mondo, con una prevalenza più elevata in alcune regioni, come l’Europa del Nord, il Canada e gli Stati Uniti. L’eziologia è probabilmente multifattoriale, coinvolgendo fattori genetici, infettivi e ambientali come la carenza di vitamina D.
I sintomi iniziali possono includere formicolio, intorpidimento, dolore, alterazioni del tatto e disturbi del viso. Nei casi avanzati, la spasticità muscolare, l’alterazione dell’equilibrio e del cammino, e altre complicanze possono sorgere.
Alcuni studi preliminari suggeriscono che la dieta chetogenica è sicura e potenzialmente neuroprotettiva per i pazienti con sclerosi multipla. È importante condurre ulteriori studi randomizzati su un campione più ampio per valutare l’efficacia di questa dieta. La SLA è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da un progressivo deterioramento dei motoneuroni, che porta a una perdita della funzione muscolare. La prognosi è generalmente infausta. Gli studi sulla SLA sono ancora in corso, ma sembra che la dieta chetogenica possa avere un ruolo potenziale nel trattamento della malattia. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’efficacia di questa dieta. La malattia di Parkinson è una patologia del sistema extrapiramidale, caratterizzata da una degenerazione dei neuroni dopaminergici, che porta a una riduzione dei livelli di dopamina nel cervello. I sintomi includono tremori a riposo, acinesia, ipertono e instabilità posturale, oltre a molti sintomi non motori.
Alcuni studi suggeriscono che la dieta chetogenica può migliorare i sintomi motori e non motori dei pazienti con Parkinson. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per valutare meglio il ruolo di questa dieta nella gestione della malattia.
Microbiota Intestinale e Neurodegenerazione
Diverse ricerche hanno suggerito che il microbiota intestinale può svolgere un ruolo nella patogenesi delle malattie neurodegenerative. La disbiosi, l’alterazione della permeabilità intestinale e la neuroinfiammazione enterica potrebbero contribuire a queste patologie. È essenziale comprendere meglio il ruolo del microbiota intestinale in queste malattie.
In conclusione, l’uso delle diete chetogeniche nelle malattie neurodegenerative è una strada promettente, ma sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno il loro potenziale. Tuttavia, questi risultati preliminari aprono nuove prospettive per il trattamento e la gestione nutrizionale di queste patologie complesse.
Altro ambito di applicazione della chetogenica è rappresentato dalla salute cardiovascolare. Ne ha parlato il Professor Davide Grassi che ha illustrato come la chetosi possa influenzare positivamente l’endotelio e ridurre l’infiammazione sistemica.
Nello specifico il prof evidenzia l’importanza della dieta nella gestione della salute cardiovascolare. Tra le molteplici strategie dietetiche, la chetosi ei chetoni stanno emergendo come fattori di interesse per la salute del cuore.
La malattia cardiovascolare rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità in tutto il mondo. Il suo sviluppo è spesso correlato a una serie di fattori di rischio che possono contribuire a un processo progressivo. Questo processo inizia con la comparsa di una costellazione di fattori di rischio cardiovascolare, noti anche come sindrome metabolica. Questi fattori possono includere l’obesità centrale, dislipidemie, ipertensione arteriosa, resistenza insulinica, diabete mellito di tipo 2, flogosi vascolare e altri. La progressione di questi fattori può portare a manifestazioni cliniche e subcliniche, come l’aterosclerosi e il danno d’organo. Questo a sua volta può portare con sé disabilità e alla morte. La gestione dei fattori di rischio cardiovascolare è cruciale per prevenire la malattia cardiaca.
La chetosi è uno stato fisiologico in cui il corpo produce e utilizza i corpi chetonici come fonte principale di energia. Questo stato può essere indotto attraverso la dieta, in particolare con una dieta chetogenica ad alto contenuto di grassi e basso contenuto di carboidrati. I corpi chetonici, come il β-idrossibutirrato e l’acetoacetato, possono sostituire la glicolisi come fonte di energia per il cervello.
I corpi chetonici sembrano avere un impatto positivo sulla salute cardiovascolare. Alcuni studi suggeriscono che i chetoni possono influenzare la regolazione della pressione arteriosa e la funzione endoteliale. Inoltre, possono esercitare un effetto antiossidante, riducendo lo stress ossidativo.
L’endotelio è uno strato di cellule che riveste gli interni dei vasi sanguigni. La sua funzione è cruciale per la salute cardiovascolare, poiché regola il tono vascolare, previene l’adesione delle piastrine e delle cellule infiammatorie, e produce il monossido di azoto (NO), un composto che induce la vasodilatazione e previene la formazione di coagulanti.
Alcuni studi suggeriscono che i chetoni possono influenzare positivamente l’endotelio. Ad esempio, sembrano migliorare la funzione endoteliale, aumentando la produzione di NO e riducendo il rischio di vasocostrizione. Ciò potrebbe contribuire a una migliore regolazione della pressione arteriosa e ridurre il rischio di eventi cardiovascolari.
Il ruolo dei chetoni nella prevenzione della sindrome metabolica
La sindrome metabolica è una condizione in cui diversi fattori di rischio cardiovascolare si presentano contemporaneamente. Una dieta chetogenica può essere utile nella prevenzione e nella gestione della sindrome metabolica. Ad esempio, essa può contribuire a ridurre l’obesità centrale e migliorare la sensibilità insulinica.
La chetosi come approccio complementare
È importante sottolineare che una dieta chetogenica dovrebbe essere considerata come un approccio complementare alla gestione della salute cardiovascolare e dovrebbe essere seguita sotto la supervisione di un professionista sanitario. Inoltre, le diete chetogeniche potrebbero non essere adatte a tutti e dovrebbero essere personalizzate in base alle esigenze individuali.
In conclusione, i chetoni stanno emergendo come un interessante campo di ricerca nella salute cardiovascolare. Tuttavia, è necessaria un’ulteriore ricerca per comprendere appieno il loro ruolo ei benefici associati. Nel frattempo, una dieta equilibrata e uno stile di vita sano rimangono le pietre angolari per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. La chetosi, se ben gestita, potrebbe essere una strategia aggiuntiva per la salute del cuore, offrendo un nuovo punto di vista nella gestione dei fattori di rischio cardiovascolare.
Un altro intervento dal grande interesse è stato quello della Dr Daria Bongiovanni.
Ecco i punti chiave del suo intervento:
- Fase Preliminare: Prima di iniziare una dieta chetogenica, è fondamentale conoscere dettagliatamente il paziente dal punto di vista clinico e comportamentale, includendo storia medica, terapie farmacologiche, integrazione, e altro.
- Valutare Indicazioni e Controindicazioni: È cruciale valutare se il paziente è un candidato adatto per una dieta chetogenica in base al suo quadro clinico e alla presenza di eventuali controindicazioni.
- Identificare l’Obiettivo del Paziente: È importante stabilire chiaramente gli obiettivi del paziente, che possono variare da perdita di peso, supporto neurologico, controllo dell’infiammazione a obiettivi specifici come quelli legati alla salute ginecologica o oncologica.
- Selezionare il Tipo di Dieta Chetogenica: Una volta definito l’obiettivo, si può scegliere il tipo specifico di dieta chetogenica più appropriato, considerando la percentuale di carboidrati, proteine e grassi.
- Obesità e Chirurgia: La dieta chetogenica può essere utilizzata sia prima (pre-chirurgica) che dopo (post-chirurgica) un intervento chirurgico in pazienti obesi, ad esempio nella chirurgia bariatrica.
- Fase Pre-Chirurgica Bariatrica: Prima dell’intervento chirurgico, è essenziale preparare il paziente con protocolli specifici, integrando i trigliceridi a catena media (MCT) e considerando le esigenze del microbiota intestinale.
- Dieta Post-Chirurgica Bariatrica: Dopo l’intervento chirurgico, l’alimentazione del paziente cambierà progressivamente, passando da liquidi chiari a pasti solidi.
- Supporto Psicologico e Comportamentale: La dieta chetogenica può rappresentare sfide dal punto di vista psicologico e sociale, quindi è cruciale offrire supporto psicologico e comportamentale.
- Monitoraggio Costante e Adeguamento: Il paziente deve essere costantemente monitorato per valutare l’efficacia della dieta chetogenica e apportare eventuali modifiche al piano nutrizionale.
- Gestione delle Controindicazioni: Se il paziente sviluppa controindicazioni o effetti collaterali significativi, è necessario affrontarli in modo appropriato, ad esempio regolando l’apporto di grassi o considerando l’uso di farmaci.
- Integrazione di Terapie Complementari: In alcuni casi, può essere utile integrare la dieta con terapie complementari, come terapie farmacologiche o fisioterapia, a seconda delle necessità del paziente.
La prima giornata di KDA riflette l’entusiasmo e l’ottimismo nel campo delle diete chetogeniche e come esse stiano rivoluzionando la gestione dell’obesità e delle malattie neurodegenerative. Tuttavia, è importante sottolineare che le diete chetogeniche non sono adatte a tutti e dovrebbero essere supervisionate da professionisti medici qualificati. Per ulteriori informazioni e ricerche future, il Ketogenic Diet Academy rappresenta un importante polo di sviluppo di conoscenze in questo campo in rapida evoluzione.
La Seconda Giornata della Ketogenic Diet Academy: Scienza, Nutrizione e Salute
La Ketogenic Diet Academy ha aperto le porte alla sua seconda giornata, offrendo un’ampia panoramica sulla scienza, la nutrizione e la salute relative alle diete chetogeniche. Il secondo giorno è stato caratterizzato da una serie di interventi ed esperti che hanno esaminato il ruolo delle diete chetogeniche in diversi contesti, dalla salute del fegato alle applicazioni in campo neurologico, oncologico e altro ancora. Questo articolo esplorerà i punti salienti di questa giornata ricca di informazioni.
Salute del Fegato e Diete Chetogeniche
Il Professor Giovanni De Pergola ha aperto il secondo giorno della Ketogenic Diet Academy con un intervento intitolato “Le Diete Chetogeniche per la Salute del Fegato e della Permeabilità Intestinale: Rischio o Opportunità?”. Il suo intervento ha affrontato un problema sempre più rilevante in tutto il mondo, la steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Questa condizione, che coinvolge il 5% del tessuto epatico, è in aumento e rappresenta una preoccupazione significativa per la salute. Ciò che rende la NAFLD particolarmente insidiosa è il suo sviluppo in assenza di patologie croniche del fegato o di un consumo eccessivo di alcol.
Recenti ricerche hanno iniziato a esaminare come le diete chetogeniche possano influenzare la NAFLD, sollevando domande sul loro impatto sulla salute epatica. Alcuni fattori chiave che emergono includono l’importanza di gestire adeguatamente il metabolismo per prevenire o affrontare la NAFLD. La diagnosi di “MAFLD” (Metabolic Associated Fatty Liver Disease) è stata proposta come termine più accurato per descrivere questa condizione e riconoscerne i rischi. La MAFLD è associata a problemi cardiaci, soprattutto nei pazienti con diabete, sovrappeso e steatosi epatica moderata o grave, sottolineando l’importanza di un approccio globale alla gestione del rischio cardiovascolare nei pazienti con MAFLD.
Un dato rilevante è emerso da uno studio significativo che ha mostrato che una perdita di peso superiore al 10% attraverso la modifica dello stile di vita può portare alla cura della NAFLD e della fibrosi epatica, mettendo in luce l’importanza del controllo del peso e dei cambiamenti nelle abitudini alimentari nella gestione di questa condizione.
Il ruolo delle diete chetogeniche, in particolare della dieta chetogenica a basso contenuto calorico (VLCKD), è stato oggetto di studio. Queste diete, caratterizzate da un ridotto apporto di carboidrati, hanno dimostrato di ridurre la steatosi epatica. Tuttavia, sembra che non influenzino la fibrosi epatica. Gli effetti positivi della VLCKD includono il miglioramento dei livelli di glucosio, insulina, insulino resistenza, lipidi nel sangue e pressione arteriosa, nonché una migliore composizione corporea con una riduzione della massa grassa. Tuttavia, gli effetti sulla salute intestinale sembrano variare da individuo a individuo, con alcune persone che mostrano un miglioramento nella permeabilità intestinale.
Chetosi Nutrizionale nelle Malattie Neurologiche
Il dottor Cherubino Di Lorenzo, professore del Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche e Biotecnologie dell’Università La Sapienza di Roma, ha esaminato il ruolo consolidato della chetosi nutrizionale nelle malattie neurologiche. La chetosi nutrizionale è uno stato in cui il corpo utilizza i corpi chetonici come fonte principale di energia ed è stata oggetto di studio fin dai primi anni del 1900.
Uno degli utilizzi più noti della chetosi nutrizionale è nel trattamento dell’epilessia. La dieta chetogenica ha dimostrato di ridurre il numero di crisi epilettiche, e molti pazienti hanno beneficiato di questa approccio.
Tuttavia, il potenziale della chetosi nutrizionale si estende ben oltre l’epilessia. È stato dimostrato che questa dieta può avere un impatto positivo su disturbi come l’emicrania, disordini neurometabolici, demenza, malattia di Parkinson, sclerosi multipla e disturbi dello spettro autistico. Sebbene ulteriori ricerche siano necessarie, questi risultati indicano che la chetosi nutrizionale potrebbe rappresentare un approccio terapeutico promettente per un’ampia gamma di condizioni neurologiche.
Pianificazione di Piani Nutrizionali Chetogenici
La dottoressa Elisabetta Camajani ha fornito preziose informazioni sulla pianificazione di piani nutrizionali chetogenici. Prima di iniziare una dieta chetogenica, è essenziale comprendere le indicazioni e le controindicazioni. Ad esempio, la quantità di proteine da consumare quotidianamente dovrebbe essere calcolata in base al peso ideale del soggetto per evitare carenze nutrizionali.
Un altro aspetto chiave è il rapporto tra lipidi e carboidrati nella dieta chetogenica. Ci sono diversi protocolli, ciascuno con caratteristiche specifiche. Inoltre, la chetosi nutrizionale può essere applicata in contesti diversi, come quello oncologico, dove può svolgere un ruolo nella gestione dei pazienti affetti da tumori.
In generale, i piani nutrizionali chetogenici richiedono una valutazione attenta e una pianificazione mirata per massimizzarne i benefici e minimizzare i rischi.
La Chetosi Nutrizionale in Oncologia
Il dottor Fadda ha approfondito l’uso dell’induzione alimentare della chetosi in campo oncologico. Questa strategia ha dimostrato il potenziale per influenzare positivamente la crescita tumorale, aumentare la sensibilità alle terapie tradizionali e migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, le evidenze disponibili finora indicano che la dieta chetogenica potrebbe svolgere un ruolo importante nell’oncologia come approccio complementare ai trattamenti convenzionali.