Antonio ha 54 anni, lavora nel settore commerciale e per anni ha convissuto con sovrappeso, ipertensione e una costante sensazione di fatica. “Non ero uno che mangiava tutto il giorno. Ma la pancia cresceva e io mi sentivo sempre più gonfio, lento, spento”, racconta.
Dopo un controllo di routine e l’ennesimo aumento della pressione arteriosa, il medico gli consiglia una valutazione nutrizionale specialistica. “Ho accettato, ma con poca convinzione. Avevo già provato diete a zona, mediterranee, ipocaloriche. Perdevo due o tre chili e poi tutto tornava com’era prima.”
Il cambiamento: una chetogenica ben strutturata
L’incontro con un nutrizionista esperto in dieta chetogenica segna la svolta. Dopo analisi approfondite e la valutazione della composizione corporea, il professionista propone ad Antonio un piano chetogenico a medio termine, della durata di 6 mesi, seguito da un programma di mantenimento graduale.
Il protocollo prevedeva:
- Una fase iniziale VLCKD (very low calorie ketogenic diet): circa 800–1000 kcal/die
- 5 pasti al giorno, di cui 3 forniti con alimenti funzionali a base proteica
- Ampio uso di verdure a basso contenuto glicemico (zucchine, lattuga, funghi, cetrioli, broccoli)
- Nessun carboidrato libero nella prima fase
- Integrazione con sali minerali, potassio, magnesio e vitamine del gruppo B
“All’inizio mi sembrava una dieta da astronauti. Poi ho capito che il mio corpo si stava ripulendo, e per la prima volta avevo energia anche dopo pranzo”, racconta Antonio.
I risultati
In sei mesi, Antonio ha perso 25 kg, in larga parte costituiti da grasso viscerale. Dopo una fase di transizione e mantenimento, ha completato l’anno con 40 kg in meno, valori pressori normalizzati, e una rinnovata vitalità.
“Vedevo i numeri sulla bilancia e non ci credevo. Ma il dato più evidente era la cintura dei pantaloni: da 58 a 48. E senza mai avere la sensazione di fame.”
Durante la dieta, Antonio ha camminato ogni giorno, ma senza forzare. “Mi bastavano 30 minuti, senza corsa, senza palestra. Era il cibo a fare la differenza.”
Il mantenimento: la fase più delicata
Conclusa la chetogenica attiva, Antonio ha iniziato una fase di transizione con la reintroduzione progressiva di:
- Cereali integrali (riso basmati, avena, grano saraceno)
- Legumi ben tollerati
- Frutta a basso indice glicemico
- Porzioni moderate di carboidrati solo nei pasti diurni, per non interferire con il sonno
Il piano attuale prevede:
- 2 pasti principali e 1 spuntino proteico
- Ridotto consumo di pane e pasta
- Zero zuccheri aggiunti
- 1 “giorno libero” a settimana, sempre controllato
“La dieta non è finita. Ho imparato a usare il cibo come uno strumento. Non per punirmi, ma per funzionare meglio.”
Una dieta efficace, ma non improvvisata
Antonio è il primo a sottolinearlo: “Non si fa da soli. È una dieta da professionisti, non da internet. Ho avuto supporto medico e nutrizionale continuo, esami del sangue mensili, aggiustamenti in base a come stavo.”
La dieta chetogenica non è una moda, ma un protocollo clinico. Richiede supervisione, analisi, adattamenti continui. E soprattutto, una fase di rieducazione alimentare per non vanificare i risultati ottenuti.
Conclusione
Antonio oggi pesa 84 kg, dorme bene, ha smesso di russare e ha sospeso (su indicazione medica) i farmaci per la pressione. La sua testimonianza dimostra che con metodo, costanza e guida professionale, anche un metabolismo resistente può cambiare rotta.
“Ci ho messo un anno. Ma ora mi sento in equilibrio. E non tornerei mai indietro.”