I pregiudizi sulla dieta chetogenica? Esistono, ma la letteratura scientifica sta dimostrando che sono infondati.

I pregiudizi e la contaminazione dei fatti scientifici con mezze verità o addirittura bufale è uno dei problemi della nostra epoca. Ne soffre anche la dieta chetogenica, che sconta vecchi echi del passato, tanto da essere etichettata e scambiata per qualcos’altro.

Ne abbiamo parlato con il Dottor Giuseppe Ventriglia, medico chirurgo con grande esperienza nell’ambito della divulgazione scientifica.

Su questo magazine parliamo spesso di dieta chetogenica, stili di vita e i nuovi approcci terapeutici basati sulle Very Low Calorie Ketogenic Diet, le VLCKD.

Sulle applicazioni di questo tipo di dieta chetogenica (normoproteica, ipoglucidica e ipolipidica) si sta costruendo una solida letteratura scientifica che ne sta certificando la sicurezza e l’utilità sia per la perdita di peso sia per la preparazione dei pazienti che saranno avviati ad un intervento di chirurgia bariatrica (la chirurgia per la cura dell’obesità ndR), sia per il trattamento di vere e proprie condizioni patologiche.

Nonostante le informazioni circolanti sulla dieta chetogenica spesso non siano corrette, sono un numero crescente i pazienti che scelgono di affrontare un percorso del genere nella loro lotta con malattie croniche come l’obesità e il diabete. Perché?

Perché – spiega il dottor Giuseppe Ventriglia – le persone che devono perdere peso e cercano nel web soluzioni efficaci, leggono sempre più spesso notizie sulla dieta chetogenica e cercano un esperto, un nutrizionista che pratica questo metodo. Purtroppo esistono ancora molti pregiudizi sulla dieta chetogenica, sia in campo medico sia tra le persone non addette ai lavori e dovute sia alle reali conseguenze negative di diete chetogeniche iperproteiche sbilanciate, sia a informazioni scorrette sulla chetosi e sulle diete chetogeniche normoproteiche.

Allora, di che tipo di dieta chetogenica dobbiamo parlare?

Se parliamo di una dieta chetogenica per perdere peso, parliamo necessariamente della VLCKD, ovvero di una dieta che apporta una quantità molto contenuta di calorie, che è povera di glucidi (ossia di zuccheri)  ma anche povera di grassi, e – questo è importante – con una quantità assolutamente normale di proteine, proporzionata al peso del paziente.

Questa tipologia di dieta, da considerare come una vera e propria terapia, non può essere condotta in regimi “fai-da-te” ma sotto controllo e prescrizione di persone esperte con l’impiego dei cosiddetti “pasti sostitutivi” (che garantiscono l’equilibrio dei nutrienti e di tutte le sostanze essenziali per l’organismo (vitamine, minerali) che in una dieta fai-da-te sarebbero certamente carenti, con grave rischio per la nostra salute.

Il paziente che segue una dieta chetogenica VLCKD, dopo qualche giorno, entra in una condizione di “chetosi”  in quanto l’organismo riesce a mantenere egregiamente tutte le sue funzioni “bruciando” i grassi, in special modo quelli viscerali (la pancia!) invece dei carboidrati e quindi producendo i “chetoni” che costituiscono una sorta di vero e proprio “super-carburante”.

Esistono dei pregiudizi da parte del mondo medico sanitario sulla dieta chetogenica?

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Di fronte ad un paziente grande obeso – spiega il dottor Giuseppe Ventriglia – è difficile che a un medico venga subito in mente la dieta chetogenica ma, specie se il soggetto è già reduce da numerosi fallimenti (come accade spesso) si pensa magari alla chirurgia bariatrica come soluzione efficace e definitiva. 

Del resto ancora oggi il concetto di chetosi per i medici è percepito come un elemento negativo. Comprensibile, del resto, perché noi medici abbiniamo la chetosi allo stato di cheto-acidosi, una condizione tipica delle condizioni di scompenso del soggetto con diabete mellito. Ancora oggi non è così comune  che si insegni a considerare la chetosi come un fenomeno fisiologico, normale, da sfruttare, ma a considerarlo come un segno patologico conseguente a condizioni di scompenso metabolico. 

Ne consegue un certo “ritardo” nel passaggio alla pratica professionale delle tante evidenze che stanno emergendo in letteratura sull’utilità e sull’efficacia della dieta chetogenica nel percorso di perdita del peso in eccesso. Ci sono però segnali che le cose stanno negli ultimi tempo cambiando in modo positivo.

Un esempio?

JAMA (una delle più importanti riviste mediche, NdR) qualche tempo fa pubblicò un articolo dedicato alla possibilità di guarigione del diabete attraverso la dieta VLCKD, obiettivo considerato – fino a pochi anni fa – impossibile da raggiungere. Ebbene, questo articolo è da un anno nel gruppo dei dieci articoli scientifici più letti al mondo.

E questo cosa vuol dire?

Vuol dire che al di là dell’importanza del fatto in sé, evidentemente sta crescendo l’interesse del mondo medico nei confronti di questo argomento. Dell’utilità della dieta chetogenica nell’obesità e non solo.

Come riuscire a comunicare ai medici e ai pazienti che stanno cambiando le cose? Quale può essere la strategia?

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Bisogna aumentare l’informazione, sia quella generalista per il pubblico, sia quella scientifica per il mondo degli operatori sanitari e, quando possibile, creare opportunità di formazione mirata a superare i pregiudizi di cui si parlava prima a favore di una visione corretta e modella della dieta chetogenica come strumento terapeutico del quale vanno conosciuti a fondo le basi fisiopatologiche, le indicazioni e le condizioni d’uso.

Dobbiamo imparare ad usare nel modo più appropriato i canali di comunicazione sia per il pubblico (bisogna poter contrastare le tante, troppe le fake-news che un utente trova nella sua ricerca affannosa di informazioni) sia per i sanitari ai quali vanno portati messaggi scientifici e prove di efficacia validate. Certo un’operazione non facile né veloce, ma ormai non più procrastinabile di fronte alle crescenti evidenze dei buoni risultati che si possono ottenere con un uso appropriato delle diete VLCKD.