Diabete e VLCKD, guarire dal diabete è possibile? Far regredire la malattia in modo che scompaia, ridurre o eliminare del tutto i farmaci dalla vita di un paziente è un sogno a occhi aperti, una balla di internet oppure una realtà possibile?

La dieta chetogenica VLCKD, una dieta chetogenica molto stringente in termini di apporto calorico (si chiama Very Low Calorie Ketogenic Diet mica per niente), è un protocollo dietologico, più che una vera e propria dieta. Un protocollo dietologico è un sistema di applicazione di un certo tipo di dieta, che deriva da studi scientifici importanti come lo studio DIRECT e altri, che attraverso la riduzione drastica dell’apporto calorico, con speciale riferimento a una riduzione quasi totale dell’apporto di carboidrati, punta a generare mimando il digiuno l’attivazione della Chetosi, una fase metabolica naturale del nostro organismo, che risale a quando gli esseri umani vivevano di caccia e raccolta. La Chetosi, oltre ad avere il merito di ‘azzerare’ il metabolismo, portando anche il microbiota intestinale in una situazione di equilibrio, ha il merito di contribuire alla regressione del diabete nei pazienti pre-diabetici e nei pazienti che soffrono di diabete di tipo 2 nelle prime fasi della malattia.

club della dieta

Diabete e VLCKD, come funziona?

Il diabete è una malattia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Il diabete si verifica quando il corpo non è in grado di produrre o utilizzare l’ormone insulina in modo efficace. L’insulina è necessaria per regolare i livelli di zucchero nel sangue e per aiutare le cellule del corpo a utilizzare il glucosio come fonte di energia.

Ci sono due tipi principali di diabete: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. Il diabete di tipo 1 si verifica quando il pancreas non produce abbastanza insulina. Il diabete di tipo 2 si verifica quando il corpo non utilizza l’insulina in modo efficace, anche se il pancreas produce abbastanza insulina.

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Diabete e VLCKD, il parere del Prof. Lucio Gnessi

“L’eccesso di assuzione di carboidrati potrebbe essere una delle cause di una serie di malattie metaboliche – ha spiegato il Prof. Lucio Gnessi, ordinario di Scienze Tecniche Mediche alla Sapienza di Roma, durante il G8 delle Diete Chetogeniche – tra cui anche il diabete di tipo 2, in concomitanza con altri fattori. La riduzione della concentrazione dei carboidrati può dare un tipo di risultati importanti sulla qualità della vita e sulla longevità dei pazienti“.

Le diete chetogeniche vanno divise in base al loro apporto calorico. Una Very Low Carb Ketogenic Diet è inferiore alle 800 kcal al giorno. Una dieta chetogenica Low Energy ha un contenuto calorico superiore alle 800 kcal, la Isocalorie Ketogenic Diet è una dieta chetogenica che pur avendo un apporto molto ridotto di glucidi, inferiore ai 50 grammi al giorno, è una Hi-Fat, una dieta che tra l’altro è molto antica perchè deriva da quella utilizzata per il trattamento dell’epilessia farmaco resistente”.

Il Diabete, una sfida per l’umanità

Il diabete mellito rappresenta una delle sfide più difficili per tutti i sistemi sanitari; il numero di persone che ne sono affette nel mondo sembrerebbe cresciuto dai 171 milioni nel 2000 ai 415 milioni nel 2015 e potrebbe raggiungere i 642 milioni nel 2040. Il diabete mellito di tipo 2 o non insulinodipendente (DMT2) è la forma più comune e rappresenta oltre il 90% dei casi; è la malattia metabolica più diffusa al mondo e la sua prevalenza è in continua crescita soprattutto nei paesi in via di sviluppo. La maggior parte delle persone con diabete non insulinodipendente è sovrappeso o obesa e il rischio di DMT2 aumenta in parallelo alla durata e al grado di sovrappeso/obesità.

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Le diete a bassissimo contenuto calorico (very low-calorie diets – VLCD), o diete con bassissima energia (very low energy diet – VLED), vengono generalmente raccomandate per il calo ponderale di soggetti obesi o di soggetti in sovrappeso. Le VLCD vengono abitualmente considerate, erroneamente, sinonimo di diete chetogeniche mentre è il contenuto in carboidrati a farle rientrare nel gruppo delle diete chetogeniche. Infatti la K della sigla VLCKD (very low calorie ketogenic diet – dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico) indica questa peculiare proprietà.

Diabete e VLCKD, le evidenze scientifiche.

Le diete VLCD e VLCKD si somministrano normalmente per via orale, e la modalità più diffusa è quella di avvalersi di prodotti commerciali in forma liquida, solida o in polvere, composti da nutrienti ad alto valore biologico, i cosiddetti alimenti funzionali o pasti sostitutivi.

La terapia medica nutrizionale (TMN) – spiega il Presidente dell’Italian Obesity Network Giuseppe Fatati – rappresenta un momento essenziale nella prevenzione e cura del diabete mellito, una delle malattia croniche più diffuse e sicuramente quella che trae i maggiori benefici da una corretta alimentazione. Numerosi studi, primo fra tutti lo studio americano Diabetes Control and Complications Trial (DCCT), hanno dimostrato che, accanto alla terapia farmacologica ed educazionale, un adeguato regime alimentare assume la valenza di vera e propria terapia, rappresentando uno strumento essenziale per ottenere e mantenere un compenso metabolico ottimale, per ridurre il rischio cardiovascolare, per prevenire e trattare al meglio le complicanze micro- e macro-vascolari del paziente diabetico. Il diabete mellito tipo 2 è causato da un deficit parziale di secrezione insulinica, che in genere progredisce nel tempo ma non porta mai a una carenza assoluta di ormone, e che si instaura spesso su una condizione, più o meno severa, di insulino-resistenza su base multifattoriale. Il concetto di reversibilità delle modificazioni fisiopatologiche responsabili del DM2 in seguito a un regime fortemente ipocalorico è recente.”

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Per quanto riguarda le diete fortemente ipocaloriche (VLCD e VLCKD) le evidenze della letteratura indicano la possibilità di utilizzo nelle persone con obesità e in quelle con prediabete e/o diabete non insulinodipendente con breve durata di malattia. La precocità degli interventi terapeutici è un aspetto essenziale in tutte le malattie croniche; nel DM2, in particolare, un intervento aggressivo e tempestivo ha dimostrato che è possibile il recupero della funzione β-cellulare. È stata dimostrata la potenziale reversibilità del DM2 non solo con la chirurgia bariatrica ma anche con diete fortemente ipocaloriche e/o a basso contenuto di carboidrati.

La remissione del DM2 e del prediabete è un evento possibile con un intervento non farmacologico; il trattamento intensivo del peso, insieme all’attività fisica e a una dieta salutare, è l’obiettivo terapeutico per il DM2;